Rsa a Treviso, il sondaggio: il 65% degli ospiti critica i pasti e le attività collettive

foto da Quotidiani locali
Nonostante i contributi straordinari della Regione alle Rsa, le politiche per gli anziani rimangono inadeguate. È l’allarme di Cittadinanzattiva Treviso che tramite il progetto “Quale vita? Servizi e volontariato per il benessere e la qualità della vita” ha condotto un’indagine per misurare il valore dei servizi offerti tramite gli occhi degli ospiti delle Rsa.
Il primo dato che fa riflettere è che il 37,3% degli anziani non si sente coinvolto nella formulazione del piano di assistenza (solo l’8,9% si sente soddisfatto), il 65% giudica negativamente il cibo, al 20% non piacciono le attività svolte e il 33,7% vorrebbe svolgere un hobby personale. Qualche giorno fa la Regione del Veneto ha elargito un contributo di 1,714 milioni di euro alle Rsa della Marca, 19 le beneficiarie a compensazione delle spese legate a post-covid, riscaldamento ed emergenze per non pesare sulle rette.
Il quadro che emerge dai dati raccolti dal progetto “Quale vita?” mostra come gli ospiti siano prevalentemente soddisfatti della qualità dei servizi offerti, serve però ripensare gli spazi delle Rsa dando più attenzione ai microspazi e non solo alle esigenze collettive. E l’anziano non si sente coinvolto nel piano di assistenza.
[[ge:gnn:tribunatreviso:13335813]]
Più nel dettaglio, sono state eseguite 169 interviste in 13 residenze a Treviso, e in regione, 85 anni l’età media del campione: non sono state considerate solo risposte quantitative ma anche qualitative.
Gli ospiti sentono che la loro dignità è rispettata, più del 90% si sente seguito in modo soddisfacente. Risposte positive anche per comfort (il 90% è soddisfatto della propria stanza), aree verdi (pareri affermativi all’80%) e rapporti personali (buoni per l’83% del campione). Si nota che però l’anziano difficilmente stringe relazioni con altri ospiti, privilegia legarsi a figure fondamentali come operatori o persone simili. Soprattutto dopo la pandemia, c’è una maggiore difficoltà a rapportarsi con l’esterno.
Seppur c’è soddisfazione per le attività proposte, quelle collettive sono spesso viste come una costrizione, e si vorrebbe coltivare un hobby personale. Per la parte qualitativa dell’indagine, questi sono alcuni dei desideri espressi: «Vorrei una maggiore cura nella preparazione del cibo», «vorrei mi venisse dato più tempo per dedicarmi alla pittura», «poter usare un computer personale», «avere contatto diretto con la pubblica amministrazione locale», «una biblioteca per poter leggere libri e giornali», «vorrei tanto, per una volta, poter tornare a rivedere la mia casa».
«Bisogna ripensare gli spazi, prediligendo le microaree con gruppi più ristretti, e c’è necessità di coltivare qualcosa a livello personale, un hobby secondo le possibilità di ognuno», spiega a margine dei dati Chiara Manfrin, responsabile del progetto “Quale vita?”. «L’indagine, che vuole dare spunti di riflessione, è importante perché sono direttamente gli anziani a rispondere supportati dai volontari, così si possono esprimere più facilmente. Il 30 ottobre si conclude il progetto, l’obiettivo è scrivere una vademecum per migliorare il rapporto tra volontariato e servizi di cura con l’anziano».
«La soddisfazione a tutte le risposte è almeno del 70%», commenta Roberto Rigoli, direttore dei servizi socio sanitari dell’Ulss 2. «Ci sono margini di miglioramento ma non dobbiamo guardare solo le Rsa, bisogna aumentare l’assistenza domiciliare, sia sociale sia sanitaria».