Mantova, scuole più piccole a rischio tagli: meno classi col calo demografico
MANTOVA. Nell’uovo pasquale, presidi e insegnanti delle scuole mantovane avrebbero preferito trovare risposte ai problemi da affrontare al rientro nelle classi anziché il classico regalino da pochi centesimi. La breve pausa primaverile è scattata lasciando in sospeso la questione degli organici per il prossimo anno, che può riservare brutte sorprese per gli istituti comprensivi. A causa del calo demografico, che in questi ultimi anni si avverte proprio nella fascia d’età dei frequentanti di materne ed elementari, le scuole più piccole rischiano di non avere i numeri per formare la prima dell’unica sezione rimasta. E questo può mettere in forte difficoltà istituti e famiglie.
L’attribuzione del numero di nuove classi e quindi del personale avviene sulla base del numero degli scritti ad ogni comprensivo. Può capitare che per salvaguardare piccole sedi di frazione con magari una manciata di nuovi iscritti, si debba per forza creare della classi con molti più studenti nelle altre sedi dell’istituto. Un meccanismo che favorisce inevitabilmente la formazioni di classi sovraffollate a discapito non solo dei criteri della buona didattica ma anche delle esigenze di sicurezza, ad esempio, da contagio Covid. Per questo tutti i soggetti della scuola, dai presidi ai sindacati alle famiglie, hanno richiesto, oltre a robusti interventi di edilizia scolastica (che sono costosi e richiedono tempo), anche il potenziamento delle piante organiche.
Non tutti i presidi sanno con precisione se le loro richieste di classi per il prossimo anno scolastico sono state accolte dall’amministrazione scolastica di via Cocastelli. Nel corso di un incontro con il nuovo provveditore reggente Filomena Bianco per lo scambio degli auguri pasquali, i dirigenti hanno chiesto delucidazioni. Il provveditore ha spiegato che riceveranno a breve comunicazioni al riguardo. Risposte che forse agli istituti è arrivata in queste ore.
Devono per forza arrivare entro oggi, visto che il 19 aprile è la data limite riservata alle domande di trasferimento in altri istituti degli insegnanti di ruolo che dovessero risultare in soprannumero nella loro scuola.
Altro problema è la gestione dell’inserimento di bimbi arrivati dall’Ucraina. Gli istituti stanno facendo un buon lavoro per farli sentire a loro agio, ma in molti casi non possono contare sul supporto di figure come il mediatore culturale.
Sia chiaro: gli alunni e gli studenti ucraini non frequentano le scuole mantovane per continuare gli studi intrapresi in patria. E una parte di loro si collega con i propri docenti via internet (quando possibile). C’è un altro dato, da tenere in considerazione. La quasi totalità di profughi arrivati dall’Ucraina non hanno in mente di rifarsi una vita a Mantova o in Italia: attendono di poter tornare in patria il più presto possibile. Per questo una parte di donne (mamme, nonne o zie)arrivate qui con i bambini tende a mettere in secondo piano la loro iscrizione a scuola.
Il Ministero alla pubblica istruzione continua ad emanare circolari per incentivare e dare istruzioni ai dirigenti scolastici per l’inserimento dei bimbi e dei ragazzi ucraini: il senso è quello di garantire loro un’occasione per ambientarsi e inserirsi nella comunità ospitante.
Ma per poter favorire quell’auspicato inserimento tra coetanei che parlano una lingua che loro non conoscono, una figura come il mediatore (stiamo parlando di bimbi che spesso hanno vissuto sotto le bombe e hanno e padre e familiari impegnati a combattere) risulta importante. In qualche caso li forniscono le associazioni di volontariato, in altri ci si affida ad alunni ucraini o ai loro genitori residenti in Italia da tempo. Talvolta gli enti locali riescono a provvedere.
Ma le scuole non hanno risorse sufficienti per dare il giusto compenso ai mediatori. Non possono permetterseli.