Appalti: è paralisi nei piccoli comuni del Mantovano
Dall’appalto per la maxi opera pubblica all’acquisto di toner per le stampanti degli uffici municipali: tutto bloccato da inizio anno nei piccoli comuni del Mantovano come d’altronde nel resto d’Italia. Il motivo: l’obbligo, scattato il 1° gennaio, di utilizzo delle neonate piattaforme digitali di Anac (l’autorità anti corruzione), previsto dal nuovo Codice dei contratti, per l’intero ciclo degli appalti e dei contratti pubblici che ha mandato in pensione le procedure prima in vigore. «Ed è stato un disastro - denuncia il sindaco di Bozzolo, Giuseppe Torchio - siamo alla totale paralisi: il vecchio sistema è stato chiuso mentre quello nuovo non funziona e rende le operazioni amministrative complesse e molto lunghe».
Cosa è cambiato e criticità
Come spiegano dagli uffici tecnici del Comune di Bozzolo la nuova procedura ha modificato le modalità di acquisizione dei Codici identificativi di gara (Cig) che sono obbligatori per la tracciabilità di tutti i pagamenti ogni volta che si fa un affidamento. E se prima esisteva una procedura semplificata per gli affidamenti di importo inferiore a 5mila euro, che per un piccolo Comune sono circa il 70% degli affidamenti in un anno, ora non esiste più. Non solo. Le disposizioni impongono alle stazioni appaltanti e agli enti concedenti di procedere all’affidamento ed esecuzione dei contratti pubblici utilizzando piattaforme di approvvigionamento digitale certificate, ma sono pochissime le piattaforme di intermediari che hanno già riversato i vecchi sistemi di affidamento: «La lombarda Sintel ad esempio sarà operativa solo dal 15 gennaio». Insomma un salto nel buio «che non ci mette nelle condizioni di lavorare - attacca il sindaco Torchio - serviva un periodo di transizione, di rodaggio che è mancato e ora gli uffici si trovano nell’impossibilità di operare».
Interviene l’Anci
A farsi portavoce dei problemi che riguarderebbero quasi solo piccoli comuni e non i capoluogo in quanto già qualificati ad operare, è stata nei giorni scorsi la segretaria generale dell’Anci Veronica Nicotra con una lettera inviata al presidente dell’Anac Giuseppe Busia in cui, nel chiedere un intervento risolutore, elencava le criticità. A partire dall’impossibilità di affidare lavori e servizi sotto i 5mila al di fuori delle centrali di committenza regionali e nazionali che «blocca - ricorda Michel Marchi, vice presidente dipartimento piccoli comuni Anci Lombardia - di fatto tutti i rapporti che da anni i Comuni hanno con le piccole e medie imprese del territorio, impoverendo di fatto tutto e tutti e rallentando l’esecuzione dei lavori, eliminando quella “prossimità” che spesso ha aiutato a gestire le situazioni più urgenti e contingenti». Ai «tempi di attesa troppo lunghi - prosegue una nota Anci - per l’acquisizione delle Cig: fino a cinque giorni il che blocca di f atto il lavoro delle stazioni appaltanti anche per interventi urgenti». Alle iscrizioni alle piattaforme regionali sussidiarie con «tempistiche ancora troppo lunghe - ricorda ancora Nicotra nella lettera - per accedere all’operatività del sistema, incoerenti con il nuovo quadro sulla digitalizzazione».
La “pezza“ di Anac
Nella serata di mercoledì la risposta del presidente Busia con una circolare contenente «Indicazioni di carattere transitorio sull’applicazione delle disposizioni del codice dei contratti pubblici in materia di digitalizzazione degli affidamenti di importo inferiore a 5mila euro». In sostanza l'Autorità stabilisce che, per favorire le amministrazioni nell’adeguarsi ai nuovi sistemi, «l’utilizzo dell’interfaccia web messa a disposizione dalla piattaforma contratti pubblici - si legge - sarà disponibile anche per gli affidamenti diretti di importo inferiore a 5mila euro fino al 30 settembre 2024». Tradotto: viene reintrodotta una procedura semplificata transitoria «che però deve essere fatta attraverso un nuovo portale - avvertono i piccoli Comuni - che non è ancora attivo». E si torna al punto di partenza.