Nomine all’Agricoltura: la Bellanova premia il renziano doc
Grandi manovre al ministero: l'ex vicepresidente della Camera Eduardo Fanucci manager della partecipata Sin. Occhi puntati sulla poltrona di dg dell'Agea.
Fino a ieri Edoardo Fanucci, golden boy del renzismo tornato a fare il consigliere comunale a Montecatini Terme, si batteva anima e cuore per la sicurezza della stazione ferroviaria nella sua cittadina. Da oggi, però, le sue braccia vengono fortunatamente consegnate all'agricoltura. L'occasione arriva dalla nomina a presidente e amministratore delegato di Sin, acronimo per l'appunto di Sistema informativo agricolo nazionale. Una società controllata da Agea: agenzia dedita alle «erogazioni», insomma ai sostanziosi pagamenti, del relativo ministero dell'Agricoltura. A sua volta, guidato dalla renzianissima Teresa Bellanova. Cerchio chiuso.
Aria sbarazzina, ricciolo ribelle e sorriso folgorante, ad appena 37 anni Fanucci ha già una strepitosa carriera politica. Alle spalle. Vicepresidente della commissione Bilancio nella scorsa legislatura, è stato, per dirne una, il giovane padre dell'emendamento sulla web tax nel lontano 2013. Davanti a lui, commercialista bocconiano, tutte le porte si spalancavano. Matteo Renzi stravedeva per quel virgulto, scovato sul territorio. Gli toccò perfino l'onore di condurre la quinta Leopolda, turbokermesse d'area che non ha davvero bisogno di presentazioni.
Già vicesindaco di Montecatini, Fanucci arriva dunque in Parlamento dopo essersi classificato secondo alle primarie in provincia di Pistoia. Per Renzi, quel giovane amministratore è la summa del suo modo di fare politica. Ospite di Lilli Gruber, ne tesse le lodi di fronte agli adoranti telespettatori: «Guardate che in Parlamento noi mandiamo un giovane vicesindaco, nato nel 1983 quando Fini era già alla Camera». Già: Fanucci era il perfetto esemplare dello spietato rinnovamento che annunciava l'allora sindaco di Firenze. Di bell'aspetto. Di bell'eloquio. Per questo, viene perfino spedito in tv a diffondere il verbo e difendere, alla bisogna, l'aspirante statista di Rignano sull'Arno.
Eppure, come può diventare spietata la politica anche con i suoi più delicati germogli… Nel 2018, a dispetto del luminoso avvenire e del breve ma intenso passato, la mascotte del renzismo non viene rieletta in parlamento. La passionaccia, certo, resta. Ma da quel momento si hanno di Fanucci solo sporadiche notizie sulle cronache locali montecatinesi. Viene rieletto consigliere comunale d'opposizione, tra le file di Italia Viva, e insegna alle superiori. «In Parlamento sarò uno di voi» prometteva nell'ultima, sfortunata, campagna elettorale. E fra la gente, infine, è tornato: «Con ostinato impegno, al vostro servizio».
Una delle più più belle e promettenti leve del renzismo fuori dal Parlamento. Un'ingiustizia che solo il ministero retto dall'equanime Teresa Bellanova poteva sanare. Fanucci è il nuovo presidente e amministratore delegato di Sin spa. La maggioranza delle azioni è in mano ad Acea, l'ente statale che versa ogni anno miliardi di euro pubblici a coltivatori e allevatori. E Sin, in questa sostanziosa opera di elargizione, ha un ruolo fondamentale: gestire il sistema informatico che distribuisce questa pioggia di danari.
E sapete chi ha occupato, prima del giovane ex deputato del Pd, lo strategico ruolo? Alberto Di Rubba, commercialista vicino alla Lega, coinvolto nella scoppiettante inchiesta su Lombardia Film Commission. Il professionista bergamasco era stato scelto a gennaio 2019, quando ministro dell'Agricoltura era il senatore leghista Gian Marco Centinaio.
Insomma, dopo un diabolico commercialista orobico c'era davvero bisogno del candido professore di economia aziendale nell'istituto tecnico statale «Marchi» di Pescia. Un puro tra i puri. Uno che definiva Renzi «da pallone d'oro». E via, sempre più entusiasticamente, discorrendo. Stima ricambiatissima. Tanto che l'ex premier ha perfino firmato la prefazione di un libretto vergato da Fanucci e uscito nel 2018 dal titolo autocelebrativo: «A cose fatte. L'azione del Pd nei mille giorni del governo Renzi». Come poteva, un simile e poliedrico talento, continuare a restare fuori dal giro?