Campo sportivo Ferrini, diktat alla Triestina calcio: «Una risposta sul progetto per lunedì 12 dicembre»

TRIESTE Lunedì 12 corrente mese la Triestina dovrà essere in grado di comunicare a Everest Bertoli, assessore leghista al Bilancio e al Project financing, se ha l’intenzione di procedere o meno in merito alla riqualificazione del campo sportivo “Giorgio Ferrini” a Ponziana.

L’esponente della giunta Dipiazza ha voluto concedere un altro pacchetto di giornate all’Alabarda per valutare quale soluzione sia possibile per uscire dall’attuale impasse, creatosi dopo l’improvvisa scomparsa di Mario Biasin e l’avvicendamento nella proprietà della società sportiva con Atlas consulting.

Ieri pomeriggio alle 14. 30 si è tenuto il previsto incontro tra Municipio e Triestina, rappresentata dall’amministratore delegato Ettore Dore. «Incontro cordiale», hanno detto in diplomatica sintonia Bertoli e il portavoce del club, Gabriele Parpiglia. Lo stesso Parpiglia, mantenendosi molto cauto su quanto potrà accadere in questi 12 giorni, ha accennato a una situazione «in evoluzione», rispetto alla quale le parti cercano di trovare un punto di atterraggio, anche perché «mancano campi e strutture, quella del “Ferrini” è un’opportunità da non perdere».

La verità è che, a meno di sviluppi inattesi e di ritrovamenti giuridici innovativi, il quadro non induce a ottimismo. Bertoli non intende assediare l’Alabarda ma ha bisogno di risposte, perché il Comune nel project “Ferrini” appoggia sul tavolo la proprietà dell’impianto e contante per 1,2 milioni. Il bilancio è prossimo all’aula e, in sede di discussione, va fatta chiarezza sulle poste: si va avanti o no?

Ecco perché la comprensibile prudenza pubblico-privata. Gli spazi di manovra non sembrano larghissimi, perché gli uffici comunali ritengono che non vi sia possibilità di mediare, in quanto il project non è “spacchettabile”. Cioè, o parte l’iter realizzativo secondo la documentazione finora prodotta oppure l’operazione spegne il motore.

Magari fosse tutto così semplice. Perché se il project non decolla, il Municipio incassa la fidejussione a suo tempo versata. L’impossibilità di disarticolare le 2 fasi, in cui si compone l’iniziativa, rende difficile la prospettiva di “salvare” perlomeno la ristrutturazione dell’esistente, ovvero il campo da 11 e gli spogliatoi che giacciono in condizioni pietose.

In questo momento nessuna delle parti lo dice apertamente perché il dossier è delicato, ma l’essenza della questione è che quel project è impraticabile, soprattutto per quanto riguarda la seconda fase.

Per capirci meglio, ecco l’ennesimo riassunto delle puntate precedenti. Il project financing “Ferrini”, presentato dalla società nel settembre 2020, è impostato su due passaggi, per un investimento complessivo di oltre 11 milioni di euro, 10 li avrebbe messi l’Alabarda, il restante – come abbiamo visto – sarebbe stato a cura del Municipio.

La prima fase era relativamente abbordabile, perché si trattava di recuperare e migliorare la vecchia struttura, che avrebbe continuato a chiamarsi “Giorgio Ferrini”, indomito capitano del Torino anni ’60-’70, più volte nazionale sotto la guida di Mondino Fabbri e di Uccio Valcareggi.

Discorso invece del tutto differente è quello che inerisce la seconda fase: hotel foresteria, bar ristorante, parafarmacia, ambulatorio fisioterapeutico, campo da 5. Sarebbe stato il clou dell’operazione, avrebbe richiesto la gran parte delle risorse programmate, si sarebbe nomato “Mario Biasin”, finanziatore della Triestina guidata da Mauro Milanese.

Forse all’odierna Alabarda potrebbe interessare la prima fase, certamente non la seconda, che prevede una serie di interventi aggiuntivi rispetto all’originaria dimensione calcistica. Ma abbiamo visto che il “project” è inscindibile. Risultato finale: lunedì 12, a meno di ulteriori rinvii, il verdetto sarà definitivo. E pare non vi sia luogo per pareggiare