Ivrea, trovato morto con la droga vicino nella casa dello spaccio a Bellavista

IVREA. C’era della droga vicino al suo corpo senza vita e, dai primi test, pare avesse assunto più sostanze. I carabinieri della Compagnia di Ivrea, coordinati dalla pm Giulia Nicodemi, stanno indagando sulla morte di un 30enne eporediese, già noto alle forze dell’ordine.

È stato trovato senza vita all’interno della casa popolare che era stata assegnata a un uomo con precedenti per spaccio, che però in quel momento non c’era. Con lui c’era un’altra persona che al suo risveglio si è accorta del decesso. Sembra che il cadavere dai primi test esterni non presenti segni di violenza. Resta dunque la pista dell’abuso di sostanze, che dovrà essere confermata dai riscontri autoptici e dai test tossicologici. In caso fosse dimostrato che la tipologia e la quantità di droga assunta fosse tale da poterne determinare il decesso, le indagini si concentrerebbero sui responsabili della cessione di droga.

Quel che è sicuro è che i due non si sono introdotti in casa illegalmente, perché avevano le chiavi. Secondo quanto raccontato ai carabinieri dal testimone, le avrebbero ricevute da una persona, che a sua volta le avrebbe ricevute dall’assegnatario, che nel frattempo nel palazzo non si vede da un po’ di tempo. I residenti, però, hanno notato uno strano via vai.

Quella casa, al secondo piano del civico 72 di via Papa Giovanni XXIII a Bellavista è stata più volte al centro delle cronache. La prima perché il proprietario, secondo la polizia, continuava a spacciare dagli arresti domiciliari ed era stato trovato con 30mila euro in casa. Trasferito in carcere, aveva lasciato in casa il cane. E, a quel punto, era spuntata una petizione dei residenti, interessati anche al benessere dell’animale, che abbaiava di giorno e notte, perché solo.

Ora, invece, potrebbe essere diventata un ricovero per sbandati di ogni genere. Pare che i due, infatti, avessero trascorso la giornata precedente, anche con una ragazza, abusando di sostanze stupefacenti. La ragazza poi sarebbe andata a dormire altrove e i due avrebbero trovato rifugio lì dentro. Un rifugio che per il 30enne è diventato l’ultimo.

E dire che il 30 maggio l’associazione Bellavista Viva aveva lanciato il monito sul crescente disagio sociale e degrado nel dedalo di case di via Papa Giovanni, in particolare ai numeri civici 72,74 e 76. I problemi sono i più vari: di natura amministrativa, di decadimetno delle strutture, di abbandono in generale da parte delle istituzioni a ogni livello. Una prima risposta era arrivata dalla polizia, che aveva rimosso proprio l’auto dell’assegnatario della casa popolare, ferma ormai da mesi sotto casa.

I residenti, però, raccontano ormai di frequentazioni di persone di ogni genere in quel quadrante del quartiere eporediese. Con l’occupazione di cantine da parte di persone disperate, che piuttosto che vivere in strada hanno deciso di spaccare un nottolino, raccogliere mobili in evidente stato di abbandono e di infilarsi lì dentro. Senza curarsi di capire se quella cantina è di proprietà di qualcuno oppure è già assegnata a un inquilino. Tanto che c’è chi nel quartiere ha già fatto sloggiare gli occupanti dal seminterrato.

Poi, ci sono le liti di vicinato con persone che non hanno il minimo senso del vivere civile e del rispetto delle regole, con cui è difficile instaurare un dialogo. Infine, c’è lo spaccio e l’abuso di stupefacenti, spesso assunte per sopportare, in qualche modo, una vita di strada, dove ogni giorno si cerca un posto dove dormire. Dove ogni giorno può essere l’ultimo o quello in cui c’è il rischio di risvegliarsi vicino al cadavere di un amico.