Due fratelli aggrediti al Sirio «Erano in dieci, un branco»
Chiaverano
Non ha detto una parola. È salito in macchina con papà e mamma, ha abbassato lo sguardo e si è chiuso nel silenzio. Solo più tardi, a fatica, è emersa la verità: era stato picchiato da un gruppo di ragazzi, in pieno giorno, sulle sponde del lago Sirio. E gli occhiali da vista non li aveva smarriti. Sono volati via dopo un violento ceffone.
Il fratello maggiore, 17 anni, rimasto ad Ivrea per mangiare una pizza con alcuni amici, ha raccontato del ritorno dello stesso gruppo qualche ora dopo. Nessuna aggressione fisica, ma un'escalation di minacce e provocazioni. Gli sguardi, i gesti, le parole. Quanto basta per far tremare dentro, anche se fuori si finge indifferenza.
Tutto è accaduto nel giro di poche ore, lunedì scorso, in un angolo frequentato da famiglie, ragazzi e turisti. I due fratelli – minorenni e residenti nel Biellese – avevano raggiunto la spiaggia pubblica nella tarda mattinata. La zona era affollata, l’atmosfera apparentemente tranquilla. Poi, nel primo pomeriggio, la situazione è degenerata.
Secondo la ricostruzione, il più giovane dei due, rimasto solo a custodire gli zaini degli amici andati a fare una passeggiata, sarebbe stato accerchiato da un gruppo di almeno dieci ragazzi. Che avrebbero cercato di mettere le mani nei borsoni. Quando il 15enne si è opposto, ha ricevuto diversi spintoni e un pugno in faccia. Un uomo è intervenuto per interrompere il pestaggio e allontanare gli aggressori.
«Ha evitato di dirci tutto. Temeva che ci saremmo agitati. Si è limitato a parlare degli occhiali caduti in acqua», racconta la madre. Il ragazzino ha raccolto i suoi effetti personali, ha contattato il padre, ha chiesto di essere riportato a casa. Nessuna spiegazione, solo una scusa generica. Ma il suo silenzio ha parlato più di qualsiasi racconto.
A casa, i familiari hanno compreso cosa fosse accaduto. Non è stato semplice: le parole sono arrivate a pezzi, rotte dalla vergogna e dalla paura. «Quando ho incrociato il suo sguardo, ho capito che qualcosa di grave era successo. C’era dolore e umiliazione, molto più forti di qualsiasi grido» dice la mamma che ha poi fatto una denuncia ai carabinieri di Biella, per minacce e percosse. Nelle ore successive, altre testimonianze sono emerse da parte di residenti e frequentatori abituali della zona. Alcuni hanno confermato la presenza ricorrente di gruppi che si aggirano nei pressi della spiaggia pubblica, spesso con atteggiamenti provocatori.
L’episodio ha fatto esplodere un malessere già diffuso. La prima a prendere contatto con la mamma biellese è stata da Piera Paonessa, madre eporediese, che ha fondato il movimento Sicurezza al centro che ha come obiettivo maggiore tutela per i minori e più presenza delle forze dell’ordine nei luoghi sensibili e potenziamento della videosorveglianza
«Dove viviamo noi, a Biella, i ragazzi crescono con regole chiare e sanno fin dove possono spingersi. Qui sembra tutto lasciato al caso. Mi chiedo chi stia realmente controllando la situazione» dice la madre dei due adolescenti. «Chi subisce – spiega – spesso non racconta. Per vergogna, per paura, per il timore di non essere creduto. Ma i segni restano. E sono i genitori a doverli decifrare, dopo che tutto è già successo».
Intanto le indagini sono scattate e si hanno i primi riscontri: il branco esiste e si è già reso protagonista di episodi di sfacciata arroganza e di teppismo.