Processo Mottarone, tutte ammesse le parti civili
Aggiornamento ore 16
VERBANIA. Nell’udienza preliminare sulla tragedia del Mottarone in tribunale a Verbania, che vede imputate cinque persone, si sono costituiti parte civile tutti i familiari di Eitan, unico sopravvissuto al disastro della funivia che causò 14 vittime, sia quelli del ramo paterno (tra cui la zia Aya Biran di Travacò e altre 10 persone) sia quelli del ramo materno che sono in Israele (tra cui il nonno Shmuel Peleg). I parenti si sono costituiti, come alla precedente udienza, solo contro Luigi Nerini, titolare delle Ferrovie del Mottarone, e Gabriele Tadini, il capotecnico che aveva confessato di aver inserito i famosi “forchettoni”.
In udienza, come chiesto dal gup del Tribunale di Verbania Gianni Macchioni, la Procura ha riformulato ancora le accuse: sparisce l’ipotesi di reato di attentato alla sicurezza dei trasporti aggravato dal disastro, che però rimane con riferimento ai quindici giorni precedenti all'incidente, cioè dall'8 al 22 maggio 2021. Restano in piedi solo le altre accuse colpose. «Sulla base delle sollecitazioni del gup precedente - sottolinea il procuratore di Verbania, Alessandro Pepè - abbiamo ottemperato a buona parte dell'ordinanza» con la quale lo scorso anno la giudice Rosa Maria Fornelli aveva chiesto di rimuovere le ipotesi di reato dolose. Pepè sottolinea che ad oggi «non vi è stato alcun accordo» con le parti, ma «una soluzione più rapida di un processo di questo genere non ci sembra una scelta sbagliata, ma preferibile, se si trova una sanzione adeguata, anche nell'interesse delle stesse vittime. Nessuna sentenza penale può sanare una tragedia di queste dimensioni. Sono già trascorsi quattro anni e portare avanti per tante udienze un processo così significa anche rinnovare lo strazio dei parenti delle vittime». Nessuna richiesta di riti alternativi, anche se è emersa l’intenzione di patteggiare da parte dell’avvocato difensore di Tadini.
Famiglie deluse
«La paura della prescrizione è la paura maggiore, ma la paura è anche che vengano tolti i capi d'imputazione, vedere (gli imputati, ndr) fuori, come sono stati fuori quattro anni, tranquilli a vivere la loro vita mentre noi siamo stati qui ad aspettare, aspettare e aspettare» ha detto Vincenza Minutella, mamma di Silvia Malnati, una delle 14 vittime dell'incidente del Mottarone, in una pausa dell'udienza preliminare odierna. «Mi aspettavo qualcosa di più veloce - ha aggiunto la donna, rispondendo a una domanda su quanto accaduto finora nel procedimento penale, con una udienza preliminare durata nove mesi e poi conclusa con la restituzione del fascicolo alla procura -. Il giudice che ha preceduto questo mi è sembrato molto blando, sembrava quasi che non volesse prendersi le responsabilità delle decisioni. Sembrava andasse bene qualsiasi cosa dicessero le difese. Sono passati quattro anni senza avere risposte, ora mi aspetto qualche certezza, senza andare troppo in là. Non è che avere giustizia cambi la vita. Certo, significherà non vedere più (gli imputati, ndr), perché anche solo vederli ti smuove tutto dentro. Ma perdere una figlia a 26 anni, tre mesi dopo che si è laureata, non è bello. Stava mettendo su casa con il compagno, era prossima a iniziare un lavoro nuovo. Nonostante io abbia un altro figlio, la vita non ha più senso, il futuro, tutto quello che ti aspettavi dalla vita, va in fumo».
L’udienza: cosa ci si aspettava (aggiornamento ore 11)
E’ cominciata giovedì mattina in tribunale a Verbania l’udienza preliminare-bis sulla tragedia della funivia del Mottarone, precipitata il 23 maggio 2021 e costata la vita a 14 persone tra cui i genitori, il fratellino e i nonni del piccolo Eitan, di Pavia. Cinque gli imputati rimasti dopo la riscrittura parziale delle accuse, come chiesto dalla precedente Gup Rosa Maria Fornelli, che aveva restituito il fascicolo alla Procura in dissenso sui capi di imputazione. Le difese hanno chiesto oggi una ulteriore rimodulazione delle contestazioni, nel senso di un alleggerimento dei capi di accusa.
Con la nuova fase pre-processuale il Gup Gianni Macchioni (il magistrato che è presidente del tribunale di Verbania) deve valutare le posizioni degli imputati, decidendo per il loro rinvio a giudizio o proscioglimento. Si tratta di Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone, di Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, allora rispettivamente direttore d'esercizio e capo servizio dell’impianto, di Martin Leitner, consigliere delegato della società altoatesina incaricata della manutenzione dell’impianto, e di Peter Rabanser, responsabile del Customer Service. I reati ipotizzati sono, a vario titolo, attentato alla sicurezza dei trasporti, disastro colposo, omicidio colposo, lesioni colpose e, solo nei confronti di Tadini e Perocchio, anche falso.
Esclusa l’ipotesi di reato di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, formulata nella prima chiusura indagini (per questo erano uscite di scena le due società, Ferrovie del Mottarone e Leitner). Ma le difese degli imputati potrebbero chiedere una ulteriore revisione dei capi di accusa. La tesi è che la nuova richiesta di rinvio a giudizio ha certamente accolto gli aspetti fondamentali dell’ordinanza dell’ottobre 2024 con cui il Gup della prima udienza preliminare, Maria Rosa Fornelli, ha restituito il fascicolo alla Procura, ma, spiegano i legali «ci sono alcuni aspetti ancora da sistemare».