È polemica sul futuro della Rsa «I cittadini chiedono chiarezza»
Viola Configliacco
/ Pont Canavese
Non si placano le polemiche intorno alla Rsa di Pont Canavese: mentre prosegue la raccolta firme, alcune centinaia, organizzata dalla minoranza Noi per Pont, la maggioranza punta sul volantinaggio casa per casa per invitare i cittadini a informarsi sulla questione direttamente all’ufficio tecnico del Comune. Per entrambi i gruppi l’obiettivo è la riapertura della Rsa con la stessa finalità che aveva prima di chiudere, ma i modi non coincidono.
«Prosegue con grande partecipazione la raccolta firme promossa per impedire la vendita dell’ex Rsa a soggetti privati. In tanti chiedono chiarezza e manifestano forte preoccupazione per una scelta ritenuta dannosa e irreversibile – commentano i consiglieri Gian Piero Bonatto e Raffaele Costa –. Dal nostro punto di vista è rischioso perché, una volta alienata, la struttura uscirebbe definitivamente dalla sfera decisionale comunale, rendendo difficile garantire qualità, accessibilità e destinazione d’uso. I vincoli possono essere modificati, aggirati o disattesi e un privato proprietario potrebbe orientare la gestione verso logiche economiche, con aumento dei costi e riduzione dei servizi. Inoltre, una volta venduto, l’immobile non potrà più essere riacquisito». La raccolta firme punta ad affidare la gestione a soggetti qualificati, capaci di rilanciare i servizi senza rinunciare alla titolarità comunale del bene. «Nella recente manifestazione di interesse pubblicata dal Comune, una ditta ha presentato una proposta seria e strutturata, proponendo di riattivare il servizio entro 12 mesi con 40 posti letto e nei 24 mesi successivi aggiungere ulteriori 20 posti letto, un poliambulatorio specialistico, locali per la guardia medica, un punto prelievi e un centro diurno per anziani, senza alcun onere economico per il Comune – continuano –. Da qui parte la nostra domanda all’amministrazione: perché ignorare questa opportunità? È lecito chiedersi perché non si sia valutata concretamente la fattibilità del progetto. Un confronto trasparente avrebbe potuto rappresentare un’occasione per individuare altre soluzioni».
La maggioranza rivendica la scelta di procedere con l’alienazione: «L’amministrazione ha cercato in ogni modo la possibilità di una convenzione: in 13 mesi sono stati contattati almeno 15 soggetti e in 14 hanno risposto negativamente. La minoranza afferma che non è stato rispettato il bando in quanto in un punto si diceva che, anche in presenza di un solo partecipante, la procedura sarebbe proseguita – spiega il sindaco Paolo Coppo –. Nell’avviso di manifestazione di interesse il Comune si riservava di decidere se avviare una procedura molto onerosa per l’ente, senza avere peraltro certezza di risultato. In Consiglio 11 dei 13 consiglieri che rappresentano il paese hanno fatto una scelta: non di vendere, ma di rendere il bene alienabile per un eventuale bando di vendita futuro nel caso ci siano soggetti interessati».
La maggioranza sottolinea anche che la chiusura risale al 2020 e fino all’attuale amministrazione nessuno aveva realmente preso in mano la situazione: «Per quattro anni nessuno si è interessato della Rsa. Ora che la maggioranza, che sin dal suo insediamento ha cercato soluzioni per portare alla riapertura, avanza delle idee si cerca di fermarla con un’iniziativa che divide la comunità. Il nostro obiettivo è la riapertura della struttura, per ridare servizi e lavoro alla cittadinanza. Al momento della chiusura nessuno ha mosso un dito, tranne il sottoscritto per quanto di sua competenza nelle sedi istituzionali. Per ogni informazione, comunque, invitiamo i cittadini a venire in Comune per saperne di più». —