Accoltellò a morte un giovane a Mantova: condannato a 11 anni
Undici anni e quattro mesi di carcere. Dovrà scontarli Hiani Othman, condannato ieri dal giudice dell’udienza preliminare Arianna Busato per l’omicidio di Abdul Mobarik Zanre, accoltellato la sera dell’11 ottobre dell’anno scorso in via Bonomi, e poi morto in ospedale. Volontario, l’omicidio, e non preterintenzionale come l’aveva identificato il pubblico ministero Giulio Tamburini, sposando la versione del «non volevo uccidere» sostenuta dall’imputato.
La condanna abbraccia e punisce anche altri tre reati minori, connessi alla vicenda: il possesso di 38 grammi di droga, le false generalità al controllore del treno col quale Othman era arrivato a Mantova da Villafranca, e il furto di uno smartphone in un locale del centro, che avrebbe innescato la lite annegata poi nel sangue. Alla fine, con le attenuanti generiche e la riduzione prevista dal rito abbreviato, la condanna a undici anni e quattro mesi risulta inferiore alla richiesta del pubblico ministero (dodici anni e dieci mesi).
Vicenda dalla geografia mossa, questa che ha portato alla morte di un giovane di 21 anni per mano di un uomo altrettanto giovane (23 anni), in una città per entrambi di passaggio: la vittima – ghanese – viveva nel Bresciano, l’aggressore – marocchino – a Verona. La lite era scoppiata davanti alla stazione ferroviaria, poi la scia di rabbia s’era allungata fino a via Bonomi, dove la lama di un coltello aveva regolato la faccenda nel peggiore dei modi.
Che la furia fosse sbavata in morte proprio in via Bonomi era stata una casualità, se i due si fossero incamminati in un’altra direzione, sarebbe successo tutto altrove. Ma, impauriti ed esasperati, i residenti della strada ci avevano letto il segno definitivo del degrado più volte denunciato, tra bivacchi e tensioni.
Othman era stato fermato poche ore dopo l’omicidio su un treno diretto a Verona. Quindi, sfumata l’aggravante dei futili motivi, il 23enne, assistito dall’avvocato Francesco Ruggenini, aveva potuto accedere al rito abbreviato che, in cambio della rinuncia alla fase del dibattimento, concede un robusto sconto di pena in caso di condanna. Dopo un esame puntiglioso delle immagini registrate dalle telecamere puntate su via Bonomi – a proposito di sicurezza – anche l’accusa si era ricreduta sulla volontà che aveva armato la mano di Othman.
Preterintenzionale o meno, resta lo sconforto per una fine feroce, sull’asfalto anonimo di una città straniera. E resta la paura di chi questa città l’abita, in bilico sul filo della diffidenza.