Intestino perforato col clistere, parla l’infermiera dell’ospedale di Chivasso: «La paziente si lamentò solo a procedura finita»
CHIVASSO. «Non si è lamentata durante l’esecuzione del clistere, ma solo alla fine della procedura. La punta della sonda all’estrazione presentava del sangue e questo non mi era mai capitato. Io le dissi che aveva delle emorroidi visibili. Lei mi rispose che gliele avevo fatte scendere io. Ma questo non era possibile».
Racconta la sua versione della storia, Giada De Palma, infermiera 31enne dell’ospedale di Chivasso, accusata di lesioni personali colpose gravi commesse in ambito sanitario per aver, eseguito il clistere, perforato l’intestino di un’anziana di 85 anni, morta purtroppo recentemente. Incalzata dalle domande della pm Elena Parato, ha più volte sostenuto di non essersi accorta della gravità dell’accaduto e ha spiegato che anche il primo dottore che l’ha visitata, alla sua presenza, avrebbe sostenuto che il sanguinamento era da imputarsi a una ragade. La pm si è concentrata a lungo sulla procedura corretta per eseguire un clistere. Individuata, dalla consulente Silvana Temi che in precedenti udienze ha riportato la letteratura in merito, nel fare sdraiare il paziente sul fianco sinistro, eseguire un’esplorazione e poi inserire delicatamente la peretta. La stessa riportata da De Palma. Più di una volta la pm ha chiesto se dovesse usare ulteriori cautele con un’anziana debilitata. La risposta è sempre stata che la procedura era la stessa. La 31enne è stata difesa appassionatamente dal suo avvocato Giovanni Anania, che a un certo punto ha addirittura sollevato l’eccezione: «La pm tormenta l’imputata». Respinta, con forza, dalla giudice Antonella Pelliccia.
La versione della 31enne, però, contrasta con quella fornita dalla stessa anziana e dai suoi parenti nelle precedenti udienze.
La signora addirittura sostenne di aver detto «basta, fermati, mi fai tanto male. Ma non si è fermata». In quel momento, però, sembra non fosse presente nessun’altro all’interno della stanza. «Ricordo soltanto - ha spiegato ancora l’infermiera -, che un oss mi aiutò a girarla sul fianco. Ma non ricordo il nome». Invece le figlie della signora avevano testimoniato che appena arrivate la madre aveva già molto freddo e la febbre alta, tanto che avevano provveduto a darle una coperta. «Con me la signora - spiega -, non manifestò dolore addominale o febbre e neanche con il dottore quando la visitò. Il dottore attribuì quel sanguinamento insolito a una ragade, che mi disse di medicare con acqua e amuchina. Poi staccai, seppi quello che era successo soltanto il giorno dopo». La perforazione dell’intestino, spiega, «io non me la spiegai. Era insolita la presenza di sangue, ma io eseguii la manovra in modo corretto».