Il Papa studia tedesco su Duolingo: perché l’app delle lingue è diventata globale
Un Pontefice poliglotta e tecnologico: Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, utilizza la popolare app Duolingo per imparare il tedesco, spesso nelle ore notturne quando l’insonnia lo tiene sveglio. La curiosità, emersa lo scorso autunno e rilanciata da più testate internazionali, ha fatto sorridere il web: utenti della piattaforma hanno riconosciuto un profilo sospetto, lo hanno collegato al Papa e hanno iniziato persino a scrivergli messaggi ironici.
L’account, registrato con il nome “Robert” e associato allo username @drprevost – lo stesso utilizzato da Prevost su X prima dell’elezione dell’8 maggio 2025 – risultava attivo da Roma, spesso intorno alle tre del mattino. Un dettaglio che non è passato inosservato: “Santo Padre, sono le tre del mattino, cosa sta facendo?”, ha scritto un utente. La conferma è arrivata dal fratello John Prevost, che al National Catholic Reporter ha spiegato come quelle sessioni notturne siano perfettamente compatibili con le abitudini del Papa: se si sveglia nel cuore della notte, studia, gioca con le parole, si tiene la mente attiva.
Papa Leone XIV, primo Pontefice statunitense della storia, parla già correntemente inglese, spagnolo, italiano e francese, con una buona conoscenza del portoghese maturata durante i lunghi anni di missione in Perù e il servizio a Roma come superiore generale degli Agostiniani. L’interesse per il tedesco non è un vezzo: è una lingua chiave nel panorama cattolico europeo, centrale nel dibattito teologico e culturale contemporaneo. In un pontificato che affronta dossier globali con un approccio dialogante, anche la scelta linguistica diventa un segnale.
Un Papa digitale, tra insonnia e apprendimento continuo
C’è un’immagine che racconta più di molte analisi: il Papa sveglio nel cuore della notte, smartphone alla mano, mentre trasforma l’insonnia in studio. Nessuna distanza sacrale, nessuna demonizzazione della tecnologia. Al contrario, un uso quotidiano, quasi domestico, degli strumenti digitali. Leone XIV pratica tennis a Castel Gandolfo, valuta l’installazione di attrezzature fitness nel Palazzo Apostolico e, a quanto pare, colleziona anche lezioni completate come milioni di utenti nel mondo. È la normalità applicata al ruolo più simbolico che esista.
Cos’è Duolingo e perché ha cambiato il modo di studiare le lingue
Duolingo nasce come piattaforma di apprendimento linguistico digitale e oggi è una delle app educative più scaricate al mondo. Il suo successo sta in un’idea semplice ma potentissima: studiare poco, studiare spesso. Le lezioni durano pochi minuti, sono pensate per essere inserite nella quotidianità e si basano su esercizi di ascolto, scrittura, traduzione e riconoscimento visivo.
Il linguaggio è quello del gioco: punti esperienza, livelli, vite, obiettivi giornalieri e le celebri “streak”, le serie di giorni consecutivi di studio che diventano quasi un impegno morale. È un sistema che crea abitudine, più che prestazione, e che ha conquistato studenti, professionisti, viaggiatori frequenti e chiunque voglia mantenere allenata la mente.
Come funziona l’app: micro-lezioni, algoritmo e costanza
Il funzionamento è intuitivo: si sceglie una lingua, si parte da un test di livello (oppure dall’inizio assoluto) e si avanza per unità tematiche. L’algoritmo adatta gli esercizi agli errori dell’utente, riproponendo ciò che serve rinforzare. Non c’è un’ora canonica per studiare: cinque minuti in metropolitana, dieci prima di dormire, una sessione notturna quando il sonno non arriva. Esattamente come nel caso del Papa.
Duolingo non promette miracoli, ma continuità. Ed è proprio questa la chiave del suo successo globale.
Le lingue più studiate: dall’inglese al coreano
Tra le lingue più studiate sull’app ci sono l’inglese – soprattutto come seconda lingua –, lo spagnolo e il francese, seguite da tedesco e italiano. Negli ultimi anni sono cresciuti in modo significativo anche corsi come coreano e giapponese, spinti dall’influenza culturale globale dell’Asia, e quelli di lingue considerate “di nicchia” fino a poco tempo fa.
Il tedesco, scelto da Leone XIV, rientra tra le lingue europee più studiate per motivi accademici, professionali e culturali. Un segnale coerente con un pontificato che sembra voler rafforzare il dialogo con le grandi aree linguistiche del continente.
Quando il gufo verde entra in Vaticano
Che il gufo verde di Duolingo entri idealmente in Vaticano è più di una curiosità pop. È il simbolo di un’epoca in cui anche le istituzioni più antiche dialogano con il presente senza paura. Studiare una lingua alle tre del mattino, con un’app, non rende il Papa meno Papa. Lo rende, semmai, perfettamente dentro il suo tempo.
E se persino il Pontefice trasforma l’insonnia in apprendimento digitale, il messaggio è chiaro: imparare non è mai fuori luogo. Nemmeno di notte. Nemmeno a Roma. Nemmeno sul soglio pontificio.