Skype, giochi e video: le coop alle prese con un modo nuovo di accudire i disabili
La Casa del Sole pronta ad attivare alcuni servizi domiciliari. La Quercia e Agorà: blindati i centri con ospiti residenti
MANTOVA. L’assistenza alle fasce deboli (in primis i malati) è al centro del dibattito sociale. Non potrebbe essere altrimenti visto quanto sta accadendo in Italia a livello sanitario. Ma c’è anche chi ha dovuto riadattare il sevizio assistenziale proprio per la delicatezza della situazione. È il caso delle aziende-cooperative che operano nei centri di supporto alle famiglie con disabili. Una situazione molto difficile da gestire in un momento tanto traumatico e allo stesso tempo pieno zeppo di limitazioni. Loro, i disabili, con le limitazioni ci convivono da anni. La chiave per vivere un’esistenza serena è proprio nella condivisione dei problemi, nel riuscire a cavarsela grazie all’aiuto degli altri. In particolare, degli operatori. Ma ovviamente tutto si complica se chi dovrebbe “accompagnarti” deve per decreto restare a debita distanza.
L’Associazione Casa del Sole è stata costretta (come tutti gli altri centri per disabili) alla chiusura del ciclo diurno continuo e successivamente anche dei servizi ambulatoriali e dei centri per adulti in quel di Curtatone. Un problema enorme per le famiglie che si sono trovate senza un appiglio. La Casa del Sole ha però deciso di provare la via “smart”: «la situazione imprevedibile che stiamo affrontando – spiega il responsabile gestionale Roberto Pedroni - ci chiede di attivare soluzioni nuove. Per quanto riguarda il supporto all’attività a distanza con i ragazzi e le famiglie, ci siamo dotati, in aggiunta ai comuni strumenti disponibili su internet, della piattaforma Teams, messa gratuitamente a disposizione da Microsoft che ci consente di essere attivi anche da casa. Stiamo coordinando le attività che non si possono interrompere come la gestione dei cavalli a San Silvestro e le attività legate al mantenimento dei sistemi informatici a supporto della comunicazione, e la sorveglianza degli impianti. In tutti i servizi si stanno programmando pulizie e disinfezioni in modo da essere pronti alla riapertura alla fine del periodo di emergenza».
Al fine di mantenere attivo il servizio, per quanto consentito dalle modalità a distanza, la Casa del Sole ha attivato e sta predisponendo una serie di interventi a supporto delle famiglie. I primi contatti telefonici hanno consentito agli operatori di identificare i bisogni e le maggiori difficoltà espresse dai minori e dalle famiglie. Da questo punto è partita una fase progettuale che ha portato alla definizione di un “progetto-emergenza” per ciascun bambino. Si stanno anche predisponendo le condizioni che consentano (nel rispetto delle ovvie situazioni di sicurezza per utenti ed operatori) interventi di tipo domiciliare là dove se ne ravveda il prioritario bisogno. L’impegno è notevole anche perché richiede significativi sforzi da parte di tutti gli operatori per “reinventare” le proposte educativo-riabilitative adattandole alle nuove condizioni ed utilizzando una serie di supporti tecnologici.
Un po’ quello che sta succedendo anche al centro di Roverbella gestito dalla Cooperativa La Quercia Onlus. Anche qui sono state sospese le attività in struttura e i ragazzi attualmente sono nelle rispettive abitazioni. Proseguono però i contatti, soprattutto tramite le piattaforme web. Gli ospiti che invece vivono nel centro non hanno la possibilità di uscire. Questo per limitare al massimo contatti con l’esterno che potrebbero portare il virus tra loro. Lo sforzo degli operatori in questo senso è enorme.
Stesso sforzo portato avanti dai dipendenti della coop Agorà che opera nella zona dell’Oglio-Po. A Casatico la residenza alloggio è gestita con le stesse regole di una Rsa, quindi sono vietati gli incontri con i parenti. Gli ospiti all’interno comunicano con chi è fuori attraverso piattaforme digitali, in attesa di un miglioramento della situazione. Chiaro però che per gli operatori questo è un periodo fatto di enormi sacrifici. Non è facile infatti gestire persone con disabilità che a livello emotivo non possono avere uno stretto contatto con i parenti. Per quanto riguarda gli altri centri (come quello di Castelnuovo) sono state avviate delle attività attraverso Skype. Un modo per non perdersi di vista e proseguire nel percorso di inclusione sociale. E di questi tempi, non è poco. —
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