Covid19. Soldi anche a chi lavora in nero: è giusto?
foto da Quotidiani locali
Sarà pure una mancia, come dice Matteo Salvini, ma è un atto di realismo lo stanziamento di 400 milioni di euro per consentire ai Comuni di distribuire buoni-spesa a chi non sa come mettere il piatto a tavola per sé e per i propri figli. Assistenzialismo? Certo, lo è. Può sembrare persino ingiusto distribuire soldi a chi finora si è arrangiato navigando nella palude del lavoro precario, semiclandestino, spesso ai confini della legalità e della decenza. Molti di loro probabilmente non hanno mai pagato tasse. Ma nello sconquasso economico provocato dall'epidemia non si possono ignorare quelli che possiamo definire i "penultimi" della scala sociale su cui si regge la cosiddetta economia sommersa.
Sì, perché il lavoro nero è una condanna e un peccato. Una condanna per chi è costretto a subirne l'imposizione; spesso unica condizione per portare a casa un po' di soldi, senza tutele né diritti rispetto ai lavoratori "garantiti". Un peccato per chi ne fa arma di sfruttamento, lo utilizza per evadere il fisco e battere così il concorrente che rispetta le regole.
C'è chi ci ha costruito fortune più o meno lecite fregandosene di tutto e di tutti. Non solo giù al Sud. Infatti la Campania con 50,6 milioni assegnati è seconda dopo la Lombardia a cui sono destinati 55 milioni. Terza la Sicilia con 43,3 milioni.
L'epidemia di coronavirus ha paralizzato le attività produttive; non sappiamo come potrà e saprà riprendersi l'economia nazionale dopo settimane di stallo. Intere famiglie intanto si ritrovano senza un euro in tasca, affamate e disperate. Non c'è bisogno di mettere in campo i servizi segreti per intuire il rischio di azioni di massa, di moti violenti a Napoli, a Palermo, in altre aree del Mezzogiorno. Ma - siamo sicuri - solo lì? La paura di non rimediare il necessario per campare può spingere a tutto.
In questo contesto di precarietà camorra e mafia possono essere il detonatore delle tensioni perché sanno come offrire un perverso aiuto, come fare proseliti, come acquisire consenso sociale. Quasi fossero soggetti politici.Per i partiti, anche quelli di sinistra, è imbarazzante farsi carico di chi campa in nero. In particolare nell'ora in cui l'economia reale, quella che tiene in piedi il Paese, sta affondando. Chi paga le tasse e chi le evade pari non sono. Né chi rispetta le regole può vedersi equiparato a chi per convenienza o per costrizione è abituato ad aggirarle. Però il problema esiste e far finta di non vederlo rischia di alimentare forme di degenerazione sociale devastanti. Di nuove fratture.
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