Turismo a Mantova: metà dei Bed and breakfast rischia la chiusura
MANTOVA. La metà dei bed and breakfast di città e provincia, vale a dire oltre 600 stanze (200 delle quali in città) destinate all’ospitalità di turisti e visitatori, è a forte rischio di chiusura prima della ipotetica possibilità di riapertura in giugno.
Sono le stime dell’associazione B&B legata a Confcommercio Mantova sulla base di un sondaggio che ha coinvolto buona parte degli affittacamere di città e provincia. Alla domanda "Per quanto ritieni di poter sopportare la crisi”, il 42,6% ha risposto 3 mesi e il 30% un solo mese. Le previsioni dei tempi di ripresa del settore turistico extra alberghiero da parte degli operatori, sono poco ottimistiche: per il 41% occorrerà almeno un anno e per il 20% almeno 18 mesi.
L'impatto della pandemia è stato pesante sugli incassi. Il 32% afferma di essere riuscito a portare in cassa solo il 10% di quanto introitato lo scorso anno nello stesso periodo.
L’indagine è stata condotta su oltre 600 operatori. Partita dall’associazione mantovana, va precisato, il questionario è poi circolato anche tra gli addetti del settore turistico extralberghiero del Veneto e in piccola parte della Sardegna.
«Ma il quadro complessivo è ampiamente rappresentativo di quanto sta accadendo nel Mantovano – riferisce il referente della B&B di Mantova, Stefano Trombini – ho ricevuto molte telefonate, in queste giorni, di nostri operatori che sono costretti a chiudere l’attività a causa della completa disdetta delle prenotazioni. C’è grande incertezza su tempi della riapertura, ma anche se fosse in giugno difficilmente riusciremmo ad avere, nell’estate, una domanda di ospitalità tale da poter tornare a livelli di turismo pre coronavirus. Francamente stimiamo che si potrà tornare a buoni livelli soltanto a partire dalla primavera del prossimo anno, con eventi quali, ad esempio, la biennale della fotografia femminile. Stiamo cercando di sostenerci vicendevolmente il più possibile, ma purtroppo non abbiamo molti strumenti».
Purtroppo il ritorno dei turisti appare molto problematico. Cosa chiedono i B&B e a chi? «Avremmo bisogno di un sostegno da parte degli enti locali, visto che rappresentiamo la prima linea dell’ospitalità e la più consistente, come numero di stanze, anche rispetto all’offerta alberghiera. Purtroppo nel provvedimento che il Comune ha stilato per aiutare il commercio e l'artigianato, nulla è previsto per i bed and breakfast. Un vero peccato, se si pensa che, al contrario, veniamo presi in considerazione quando si tratta di integrare la tassa sui rifiuti prodotti e la tassa di soggiorno per i nostri ospiti. Non cerchiamo polemiche, ma chiediamo solo che si prenda atto della nostra esistenza anche in questa fase. Auspico che potremo parlarne col Comune quando si tratterà di pianificare il rilancio del turismo in città».
Sono complessivamente più di 600 (200 delle quali nel capoluogo) le camere offerte dal settore dell’ospitalità extralberghiera nel Mantovano. Il boom è stato dopo la crisi del 2008. Secondo il sondaggio dell’associazione B&B, il 60% dei titolari non ha la partita Iva e per il 44% si tratta dell’unica fonte di reddito. Per il 36% è comunque una componente importante del bilancio familiare.
Il 52% svolge la propria attività in immobili di proprietà, il 32% in affitto. Il 15%, però, pur avendone la proprietà sta affrontando il pagamento del mutuo. Un altro dato è interessante e indicativo del rischio di depauperamento del tessuto di affittacamere nel Mantovano (e non solo): la capacità di adeguare le strutture alle misure e modalità di ospitalità previste per la sicurezza. Il 23% ritiene di essere in grado e solo il 6% risponde negativamente. Il 32% ritiene di poterlo fare solo con adeguati e consistenti aiuti economici.