«Io, discriminata al concerto». Ma il giudice dà ragione all’Arena
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In carrozzina tra la folla in piedi: non vedeva il palco. Respinta la richiesta della blogger mantovana, condannata a risarcire le spese processuali
MANTOVA. Ha pagato il biglietto ma non ha potuto assistere al concerto rap di Coez: gli spettatori accanto a lei, costretta in carrozzina, si sono alzati in piedi e le hanno di fatto schermato il palco. Per questo Valentina Tomirotti, blogger mantovana, consigliere comunale a Porto e attivista sui problemi delle disabilità – ha citato a giudizio Arena srl–Fondazione Arena e l’organizzatore dell’evento, Vivo Concerti. Il 19 maggio il pronunciamento del tribunale civile di Mantova.
Nella sua ordinanza il giudice Giorgio Bertola ha rigettato l’istanza di Valentina Tomirotti «perché manifestamente infondata» e l’ha condannata a risarcire le altre parti in causa con una cifra vicina ai 5mila euro in tutto. «È allucinante – ha reagito Tomirotti, visibilmente delusa – ne parlerò con il mio avvocato, ma credo proprio che ricorreremo contro questo verdetto».
La decisione del giudice è stata presa in base all’istanza presentata dalla blogger mantovana e dalla documentazione della controparte. «Come si evince dalle immagini prodotte in atti – dice l’ordinanza – si rileva come nell’Arena sia stato creato un percorso dotato di rampe di acciaio per consentire la fruizione degli spazi anche a chi, come la ricorrente, è dotata di ridotte capacità motorie».
Il giudice ricorda anche come «l’immobile sia soggetto a vincolo della Soprintendenza» e gli interventi non possano «essere invasivi». Ma anche che «dall’esame del piano di sicurezza, si evince che... l’area riservata a soggetti disabili è stato il frutto di una attenta analisi... al fine di individuare il luogo che meglio tutelasse le esigenze di sicurezza dei fruitori con motilità ridotta» (in particolare per facilitare la fuga in caso di emergenza). Ed ecco il punto: «Nel bilanciamento tra i contrapposti interessi (sicurezza contro diritto alla partecipazione a eventi ludici) non vi è dubbio che debba prevalere quello della sicurezza dei fruitori».
«Ma allora, prima di staccare il biglietto, avrebbero almeno dovuto avvertire la spettatrice del rischio che non vedesse nulla» dice l’avvocato Alessandro Gerardi, legale di Tomirotti.