Storie sotto gli alberi: i bambini si ritrovano in vista della scuola
MANTOVA. Ritrovarsi per. «Essere felici». «Crescere meglio». «Ridere assieme, cantare e volare». «Divertirsi». «Giocare». Ritrovarsi per sapersi bambini (e umani) nella relazione. Nello scambio interrotto dalla minaccia del virus. L’idea di organizzare delle letture all’aperto «per imparare di nuovo a stare insieme dopo la quarantena», in vista del ritorno a scuola, è venuta a tre maestre disperate, in pieno lockdown. Tre maestre frustrate per i bambini persi dalla didattica a distanza, che pure ha permesso di mantenere un contatto nell’isolamento. Ma non tutti possiedono gli strumenti e, mediata dalla tecnologia, la comprensione linguistica si fa ancora più accidentata per chi, in casa, abita un’altra cultura. Eccola, la frattura sociale allargata dal lockdown.
«Volevamo ricostruire la relazione interrotta» riferisce la maestra Barbara Cassinari, parlando anche a nome delle colleghe Roberta Carlini e Paola Guerra. Tutte affaticate e consapevoli già ad aprile che bisognava ricostruirla in fretta, la relazione. Appena l’emergenza sanitaria l’avesse permesso. Vero, la volontà ha dovuto allinearsi ai tempi della burocrazia, nell’accezione tecnica del termine, però ha incrociato l’attenzione di diverse realtà che hanno reso possibile il progetto “Storie sotto gli alberi”, dall’1 al 5 settembre (durante “Lunetta a colori”). E ora già si pensa a replicarlo.
Le tre amiche-maestre hanno coinvolto ReteLunetta, la rete di associazioni del quartiere, che durante il lockdown ha proposto una rubrica di letture ad alta voce, sul canale Vimeo dedicato. In sintonia con lo spirito del progetto, e l’esigenza di rammendare la socialità sfrangiata, anche il corso di laurea in Educazione professionale dell’Università di Brescia, che a Lunetta ha la sua sede blu, e che alle “Storie sotto gli alberi” ha aderito anche attraverso l’impegno di due studentesse tirocinanti. Il progetto ha convinto pure il Comune e ha trovato una sponda nell’Istituto comprensivo Mantova 1, dove insegnano Cassinari e Carlini: la dirigente Francesca Palladino ha messo a disposizione il giardino della scuola elementare Allende.
Com’è andata? Racconta Cassinari della gioia di una di quelle bambine lasciate indietro dalla didattica a distanza, che appena l’ha incontrata le ha detto d’un fiato: «Erano anni che non ci vedevamo, sono stata molto triste, ma ora sono felice». Dilatati dallo sconforto, i mesi d’isolamento sono diventati anni, però i bambini fanno in fretta a recuperare. Più difficile abituarsi alle cautele che la minaccia del contagio ancora pretende: mascherine e distanze. Pazienza, anche così si può ridere e volare. —