Suzzara, il grido del commercio: «Ora è già un deserto e vedrete tra un anno»
SUZZARA. Per la stragrande maggioranza dei commercianti di Suzzara il lockdown “light” imposto dal Dpcm del Governo Conte è assurdo: «Un modo per chiudere le nostre attività» commentano insieme, amaramente, mentre raccogliamo di negozio in negozio gli sfoghi della categoria che forse più di tutte sta pagando la zona rossa. Specie in una terra di confine come Suzzara, a un passo dalla “gialla” Emilia (altroché rossa..), dove ci sono meno restrizioni. Con l’ovvia fuga di potenziali clienti oltre confine.
Poche le attività rimaste aperte nel centro di Suzzara: centri ottici, gioiellerie, calzature, negozi di abbigliamento sono chiusi mentre bar e ristoranti fanno solo servizio di asporto: caffè in contenitori ecologici consumati all’esterno. Per Gabriele Iori, presidente della sezione suzzarese di Confcommercio, «Suzzara è diventata una città fantasma». E aggiunge: «Esportiamo risorse in altre regioni, perché la gente non rispetta le restrizioni, esce dai confini, va a mangiare nei ristoranti che nel Reggiano restano aperti mentre qui sono chiusi e poi importiamo Covid-19... Io spero che il governo e il presidente della Regione facciano qualcosa, perché altrimenti molti di noi sono destinati a chiudere». La linea immaginaria tra “zona rossa”, ovvero il Basso mantovano, e “zona gialla”, ovvero la Bassa reggiana, sfugge ai più. In termini storici e sociali come sanitari. Molte attività come parrucchieri, estetiste, negozi di abbigliamento, profumerie che hanno clienti che risiedono a Luzzara o Reggiolo, sono fortemente penalizzati perché tutti gli appuntamenti sono stati annullati.
È il caso di Viviana Falavigna, del centro estetico F. V. di via Baracca: «Io sono chiusa. Questo lockdown così fatto a quale situazione ci porta? Non era meglio chiudere tutti? E poi se avessi aperto – dice in lacrime – con chi lavoro, visto che clienti da Reggiolo e Gonzaga non possono venire a Suzzara?». Giuliana Lanfranchi, titolare del negozio “Dolce Vita”, intimo e accessori di via Baracca, aggiunge: «Sabato scorso, non ho vergogna a dirlo, ho incassato 70 euro. Ho la commessa al mattino e io vengo al pomeriggio. Non siamo come a Milano. E poi i controlli dovevano farli da quest’estate».
Sandra Bertellini, di “Penelope abbigliamento intimo” in piazza Castello, si sfoga: “La situazione è difficile. Anche noi dobbiamo cercare di capire ciò che possiamo e non possiamo fare. In questa seconda ondata almeno riesco a lavorare un po’, ma questa primavera ho dovuto chiudere».Ed ecco Simona Maiocchi di “Fatine e Folletti”, abbigliamento bimbo in piazza Garibaldi: «È stata una decisione presa male. Che senso ha chiudere i negozi di abbigliamento uomo-donna e tenere aperti quelli per i bimbi? I ragazzi sono a casa da scuola. Posso fare l’asporto, ma non è questo il modo di lavorare. In più abbiamo acquistato capi per l’estate che poi abbiamo dovuto mettere in saldo e ora la stessa cosa succederà per l’autunno inverno. Così la perdita è doppia». Alessandra Strozzi dell’erboristeria “Lobelia” di piazza Garibaldi: «Data la situazione, per lavorare ho deciso che il lunedì, avendo il negozio chiuso, dedico un po’ di tempo alla mia clientela su appuntamento in modo che chi entra può scegliere con calma, senza file e assembramenti, i prodotti che desidera acquistare. E farò così fino alla vigilia di Natale».
Alberto Bernardelli di “Memi Moda” di piazza Garibaldi, è arrabbiatissimo: «Il nostro sindacato non ha mai preso una seria iniziativa di fronte allo strapotere di Amazon e della grande distribuzione. Io devo restare chiuso perché tratto abbigliamento. Questa è la classica guerra tra poveri. E nessuno dovrà lamentarsi se il prossimo anno molte vetrine saranno spente. Ci vuole maggiore solidarietà tra di noi. E la situazione è molto più seria di quanto ci dicono».
E la situazione a Gonzaga, che dista cinque chilometri da Reggiolo, non è migliore di quella di Suzzara. Anche qui, parrucchiere ed estetiste soffrono la differenza tra zona rossa e zona gialla. Il barbiere Franco Scappi si è visto annullare gli appuntamenti che aveva prenotato con i propri clienti reggiolesi.