Mantova, la preside apre un’istruttoria per gli alunni in aula con sintomi Covid

MANTOVA. Rischiano una denuncia i genitori della scuola media Sacchi che hanno mandato a scuola i figli nonostante ci fossero casi Covid in famiglia e gli stessi bambini mostrassero sintomi riconducibili al virus? «È una situazione delicata, faremo un’istruttoria e valuteremo caso per caso per capire se si è trattato di trasgressione delle regole». A rispondere è la dirigente del Comprensivo 2 Antonella Daoglio che, come anticipato dalla Gazzetta, dopo aver ricevuto diverse segnalazioni di alunni regolarmente a scuola anche se con sintomatologia e appartenenti a nuclei colpiti dal virus, ha subito informato tutte le famiglie ribadendo l’appello a rispettare le regole. Vale a dire: in caso di contatti con positivi o con chi è in attesa dell’esito del tampone, è d’obbligo l’isolamento di 14 giorni per non rischiare di estendere il contagio.

«Come dirigente – spiega – mi sono sentita di richiamare tutti a un senso di responsabilità rappresentando anche le preoccupazioni delle famiglie che quelle regole le stanno rispettando. Come scuola abbiamo un confronto quotidiano con i medici e Ats e abbiamo fatto il massimo per il rientro in classe chiedendo alle famiglie anche dei sacrifici come il cambio di orario e una diversa organizzazione rispetto a quelle che erano state le loro scelte all’atto di iscrizione dei figli a scuola. Si è trattato di scelte valutate con Ats, Comune e autorità. Il mancato rispetto delle regole da parte di qualcuno rischia di vanificare tutto il grande lavoro fatto per accogliere i ragazzi in sicurezza e per evitare focolai che finora non si sono verificati». Su 56 classi, tre sono quelle dove gli alunni sono stati messi in isolamento per un caso di positività «e in tutte queste classi i compagni sono risultati negativi al tampone – aggiunge la preside – ciò significa che il contagio non era avvenuto a scuola ma all’esterno».

Intanto anche l’Ats Val Padana interviene su quanto accaduto nella scuola media cittadina: «Non spettano a noi – chiariscono – le funzioni di controllo sulle persone che eventualmente violano l’isolamento o la quarantena e quindi non possiamo intervenire in casi come quello accaduto alla scuola Sacchi di Mantova, che tra l’altro non è nemmeno l’unico di cui abbiamo saputo, ma l’Ats, così come del resto gli istituti scolastici, possono segnalare la questione alle forze di polizia che a loro volta prenderanno provvedimenti». Il comportamento di questi genitori, sottolineano ancora dagli uffici dell’Ats, è sbagliato e rischioso: «La realtà è che ogni giorno ci troviamo di fronte a due categorie di famiglie: quelle iperprotettive e quelle che invece non considerato per nulla i rischi della pandemia. Di solito il soggetto viene a sapere la sua positività attraverso il fascicolo elettronico sanitario o dal suo medico di medicina generale. In ogni caso Ats contatta la famiglia e chiede se ci sono figli in età scolare, disponendo l’isolamento del positivo e la quarantena per i contatti stretti, tra cui per l’appunto i figli. Poi invita il genitore ad avvisare la scuola della situazione. Non possiamo essere noi ad avvisare la scuola per motivi di privacy. Se invece è positivo l’alunno, la scuola allontana la classe e chiama Ats che attiva le procedure di isolamento e quarantena».