Green pass per fare acquisti nei negozi? A Mantova il settore è inquieto: «Un caos normativo»
La misura entrerà in vigore dal 1° febbraio ma non varrà negli esercizi commerciali di primaria necessità. Critica Confesercenti: «Quattro decreti in venti giorni sono troppi». Confcommercio: «I vaccini sono l’unica via»
MANTOVA. Un altro decreto ad allungare la scia di restrizioni contro l’assedio del virus e l’arrembaggio di Omicron. Un nuovo passo verso l’obbligo vaccinale, che tale sarà soltanto per gli ultracinquantenni. Ma, alla prova della quotidianità, le nuove norme accorceranno ulteriormente il raggio sociale dei non vaccinati, spingendoli alla prima dose.
Tra le misure approvate dal consiglio dei ministri, anche l’obbligo di green pass (base) per accedere ai negozi dal 1° febbraio, a eccezione degli esercizi commerciali ritenuti di primaria necessità. Per i quali sarà compilata un’apposita lista. E già si prevedono pressioni, scontri, incongruenze.
Cosa ne pensano le associazioni di categoria? La premessa condivisa sembra essere «va bene tutto, purché non ci chiudano più», ma dalle crepe dello scontento filtra il disappunto per un caos normativo che si credeva ormai superato. E c’è anche chi misura la profondità della frattura tra vaccinati e no vax, impossibile da ricomporre anche quando l’emergenza sarà finita.
QUATTRO DECRETI IN VENTI GIORNI
«Normativamente parlando, il comportamento del governo è schizofrenico – denuncia il direttore di Confesercenti Mantova, Davide Cornacchia – Dal 15 dicembre abbiamo collezionato quattro decreti, mi sembra quasi di essere tornato ai primi tempi di Conte, quando dall’oggi al domani si cambiava l’interpretazione delle norme, oppure venivano adottate misure più restrittive. La gente è disorientata, non sa più come comportarsi. Noi stessi facciamo fatica ad aggiornare gli operatori su aspetti che mutano in continuazione».
Per Cornacchia questa confusione è un sintomo di precarietà: «Si ha l’impressione che il sistema sia andato in tilt, quando invece, di fronte alla contagiosità della variante Omicron, servirebbero proprio chiarezza e coerenza. Anche dal punto di vista sanitario servirebbe un’interpretazione meno frammentata da parte del ministero della Salute».
D’accordo, ma in linea di principio, l’obbligo di green pass per accedere nei negozi è condivisibile oppure no? «Ma perché introdurlo soltanto adesso? – domanda di rimbalzo il direttore di Confesercenti – E poi perché non dovrebbe valere anche per i supermercati? Se la misura servirà ad arginare i contagi, proprio nei supermercati dovrebbe essere applicata, dove si concentra più gente. Ecco un altro esempio d’incoerenza, da cui nasce l’amarezza degli operatori, che fino ad oggi hanno fatto un grande sforzo per lavorare in sicurezza».
EFFETTO GHETTIZZAZIONE
«Il green pass per entrare nei negozi? Io sono sempre stato e sempre sarò per il quieto vivere e il rispetto di tutte le opinioni, però se serve per uscire fuori da questa situazione, ben venga anche questa misura – interviene Stefano Gola, vicepresidente di Confcommercio Mantova con delega al territorio – La situazione è talmente strana e dura da troppo tempo, la gente non è tranquilla. E, comunque, già ora diverse persone entrano nei negozi col green pass in mano, convinte che sia necessario mostrarlo. C’è tanta confusione».
Sì al certificato verde per fare acquisti, quindi, ma con una riserva: «Non mi piace l’effetto ghettizzazione, che ha innescato una sorta di guerra tra poveri – scandisce Gola – la polarizzazione tra vaccinati e non vaccinati ha già distrutto rapporti di amicizia e scavato incomprensioni all’interno delle famiglie. E questo sono ferite destinate a durare».
MORATORIA CREDITIZIA E FISCALE
«Ogni iniziativa utile a fronteggiare la recrudescenza del virus e l’impennata dei contagi va nella giusta direzione – osserva Nicola Dal Dosso, direttore di Confcommercio sia per Mantova sia a Verona – Oggi vaccini e green pass rappresentano l’unica strada in grado di offrire garanzie ai cittadini e alla tenuta economica delle imprese. L’obbligo vaccinale generalizzato? È una scelta impegnativa, non facile da adottare, ma un maggiore coraggio politico avrebbe accelerato il processo. Adesso è necessario fare chiarezza sui controlli, sia sui chi deve essere controllato sia su chi si trova nelle condizioni di dover controllare».
Ma per Dal Dosso «la strada giusta» è costellata anche da altre urgenze: la proroga della cassa Covid per i lavoratori del turismo, l’obbligo vaccinale anche per gli autotrasportatori stranieri che entrano in Italia, la necessità di dare continuità alla moratoria creditizia e di prevedere una moratoria fiscale. Perché se al Covid si somma l’inflazione, quando ripartono i consumi?