L’arte può dare una nuova centralità al Nordest
foto da Quotidiani locali
La sessantesima edizione della Biennale di Venezia è un evento centrale nella vita culturale ed artistica di Venezia e del Nord Est e catalizzatore di turisti, professionisti e artisti che per i prossimi sei mesi popoleranno il capoluogo veneto.
La rassegna, curata da Adriano Pedrosa, propone in questa edizione opere provenienti da artisti di 88 diversi paesi, celebrando in questo modo una Venezia aperta e plurale in un contesto globale sempre più incerto e multiforme. Venezia, dunque, si veste da gala e, come già durante la breve finestra annuale del Festival del Cinema, ritorna ad essere quello che a lungo è stata durante l’epoca della Serenissima Repubblica: un luogo centrale e rilevante, dove si incrociano persone e pensieri provenienti da tutto il mondo.
Una grande occasione quindi per provare a tratteggiare un’idea di Venezia diversa da quella che stiamo conoscendo negli ultimi anni, sempre più svuotata della sua anima veneziana e della sua cultura “produttiva” e offesa da un turismo di massa fuori controllo. Sono proprio eventi come questo che possono contribuire a ridisegnare il futuro sociale ed economico di un luogo che sembra aver abdicato al suo ruolo di capitale culturale, artistica e creativa del Nord Est, svuotando di valore non soltanto la città lagunare ma anche le città dell’entroterra che a lungo si sono legate al destino di Venezia.
Proprio in virtù di queste considerazioni, non convince in pieno la decisione di inaugurare l’Esposizione Internazionale d’Arte nel weekend di chiusura del Salone del Mobile di Milano. Non è una sovrapposizione che preoccupa per il mancato afflusso di turisti e visitatori a Venezia – avranno modo di recarsi in Laguna fino a novembre – quanto per la difficile presenza di designer e imprese in uscita da una settimana di lavoro a Milano. Se è vero che l’esibizione durerà fino a novembre, rimane indiscutibile come sia il momento dell’apertura ad avere un peso maggiore, sia simbolicamente che mediaticamente.
Aldilà dei problemi di calendario, rimane di grande rilievo il ruolo che la Biennale può giocare a supporto del design a Nord Est. Non soltanto la Biennale di Architettura, che si organizza negli anni dispari, ma anche e principalmente la Biennale d’Arte, vero fiore all’occhiello della scena artistica e culturale veneziana.
Vale la pena in questo senso ricordare come l’industria dell’arredamento che si distribuisce da Vicenza a Padova e da Treviso a Pordenone arrivando fino a Gorizia rappresenti uno degli ambiti industriali più importanti a Nord Est tanto per storia industriale quanto per rilevanza e peso nell’economia attuale.
È, soprattutto, un settore industriale che si è evoluto rapidamente negli ultimi anni dividendosi in due macro-filiere: quella della componentistica per i grandi gruppi mondiali come Ikea e quella dei produttori locali con brand proprio che producono design ancor prima che fabbricare mobili. Sono proprio imprese come Moroso, Magis, Lago, Arper, Valcucine, Arc Linea e diverse altre che potrebbero trovare nella Biennale di Venezia una sponda ideale per il proprio modello di business, oggi sempre più legato a collaborazioni con artisti, creativi e designer mondiali.
Sono imprese che in larga parte partecipano al Salone del Mobile di Milano e che hanno arricchito l’ormai più ambito Fuorisalone con installazioni, eventi e workshop, contribuendo a rafforzare quel paradigma economico che fa del “produzione in Veneto, design e marketing a Milano” uno dei suoi tratti peculiari più preoccupanti.
La Biennale non è certamente il Salone del Mobile e qui non si chiede di piegare la sua anima artistica ai fini economici delle imprese. Tuttavia, una maggiore integrazione tra il tangibile e l’intangibile a Nord Est è certamente auspicabile. È impossibile, infatti, non notare come questo grande evento artistico e culturale sia solo marginalmente integrato in un contesto economico e sociale che ha fame di rilevanza e di centralità e che si nutre di flussi di professionisti, artisti e creativi mondiali. E proprio per questo li cerca a Milano, Londra, Parigi e New York.
La Biennale è quindi una grande occasione per ridisegnare il posizionamento di Venezia e per ridare centralità a tutto il Nord Est, accorciando quella distanza che oggi si sta creando tra questo territorio e i nuovi centri del mondo. —
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