Bagni unisex al liceo Galilei di Trieste, stop della Regione: «Solo propaganda»
Lo definisce un «test», dicendosi pronta a fare marcia indietro «se qualcuno non dovesse sentirsi a proprio agio». Il liceo scientifico Galilei – una delle più frequentate scuole superiori triestine, con 44 classi e quasi mille alunni – ha inaugurato l’anno con una novità: quasi tutti i bagni del liceo, alla ripresa delle lezioni, apparivano «neutri», senza indicazioni di genere all’ingresso. Nessuna divisione fra bagni maschili e femminili, insomma: solo un unico ambiente destinato a tutti gli studenti.
La «proposta organizzativa» reca il marchio della nuova dirigente scolastica, Claudia Virili, insediatasi proprio questo mese alla guida del Galilei e proveniente dal comprensivo Roiano-Gretta. La proposta della preside suscita già accese polemiche, incontrando l’opposizione dell’Ufficio scolastico regionale e dell’assessorato regionale all’Istruzione.
L’iniziativa è inedita per una scuola superiore triestina, tanto più se si pensa che il Galilei è stato in anni recenti il liceo più gettonato della città. In regione si ricorda il caso del liceo Grigoletti di Pordenone, mentre l’Università di Trieste – nel suo Piano di uguaglianza di genere del 2022 – accenna alla predisposizione di un «bagno all gender» da attivare nelle sedi dell’ateneo.
I bagni “unisex” si trovano ora soltanto in un piano della sede centrale del Galilei, mentre negli altri due è stata ripristinata la canonica divisione di genere: stando alle parole della preside, ci sarebbe stato infatti un equivoco con il personale incaricato della modifica e l’errore sarebbe stato corretto dopo pochi giorni.
«Il test doveva svolgersi su un solo piano», spiega Virili, nel confermare la volontà di sperimentare il nuovo sistema. La proposta è nata su impulso della stessa dirigente scolastica e del suo staff, senza coinvolgere il collegio docenti in via preliminare. Docenti che, prosegue la preside, nei prossimi mesi saranno destinatari di «momenti di formazione», così da essere sensibilizzati rispetto a stereotipi e discriminazioni di genere.
È infatti da questo presupposto che muove la decisione di Virili. La quale sottolinea di non aver ricevuto alcuna richiesta esplicita per uniformare i bagni del Galilei, ma al contrario di aver agito «con naturalezza». Il suo obiettivo è «garantire la tutela e il rispetto di tutti», a partire dalla presenza nel registro scolastico – osserva Virili – delle cosiddette carriere alias, cioè di studenti che non si identificano nel genere di nascita. La carriera alias permette appunto di registrare gli alunni in questione con un nome diverso da quello anagrafico. «Se però – precisa Virili – le ragazze mi dicono che la soluzione non le trova a loro agio o è poco funzionale, sono pronta a fare marcia indietro. Siamo in una fase interlocutoria».
Sulla vicenda interviene la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia, Daniela Beltrame, che definisce «ridicolo» associare il problema della discriminazione ai servizi igienici. «Se dovesse essere richiesto dai rappresentanti dei genitori e dagli altri componenti della scuola – continua Beltrame – la soluzione sarebbe piuttosto istituire un servizio aggiuntivo con la scritta “per tutti” all’ingresso». Un’alternativa che la preside del Galilei Virili dice di aver considerato, valutandola però meno adatta alla causa.
Duro anche l’intervento dell’assessore regionale all’Istruzione Alessia Rosolen: «Stupisce che una dirigente appena insediata ritenga prioritario intervenire non sull’offerta formativa o sulla didattica, ma utilizzi il serissimo tema dei diritti per un’iniziativa che lascio agli studenti e ai genitori valutare». Iniziativa che – secondo Rosolen – rappresenta «una puntuale applicazione di posizioni politiche in un contesto sensibile, più utile alla propaganda che a promuovere la cultura dei diritti». —
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