«La scuola era la sua casa», il ricordo di Davide Frisoli, il preside veneziano ucciso dal Coronavirus
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Ilaria Pellicani: «Bravo, sensibile e preparato: ho perso il mio miglior amico». Anna Forte: «Lucidità di pensiero e sguardo acuto, per nulla burocratico»
MESTRE. «Una persona di grande sensibilità, preparazione e competenza. Non vado oltre: era il mio migliore amico». Emozionate ed emozionanti, le parole di Ilaria Pellicani, l’amica di una vita, dentro e fuori le aule scolastiche. Non è solo la scuola in lutto per la morte di Davide Frisoli. È una città intera fatta di politici, associazioni, genitori e studenti, dipendenti comunali, sotto choc per la morte del dirigente scolastico.
E lo piangono i colleghi di una vita di insegnamento e cultura tra i giovani.
«Una grande persona, lo ho conosciuto quando abbiamo portato i classici della Marsilio a scuola. Avevamo amici comuni. Da malato, solo, fino all’11 marzo era a scuola», racconta l’ex assessore e intellettuale cittadina, Tiziana Agostini. Carlo Forte, storico sindacalista Cgil lo conosceva dagli anni dell’Università quando entrambi erano giovani, tra piazza Ferretto e San Sebastiano.
Si sono ritrovati al Bruno-Franchetti, oggi in lutto come il Benedetti di Venezia dove la reggente, Mara Franco, non riesce a capacitarsi della tragedia toccata al collega che pareva in via di guarigione.
«Non era facile trovare dirigenti colti, preparati, dialoganti, lui era una luminosa eccezione. Per questo, quando è arrivato al Bruno-Franchetti, siamo stati in molti ad essere contenti: gli piaceva la scuola come luogo di cultura, gli piaceva occuparsi dei ragazzi in difficoltà psicologica (non aveva abbandonato la sua forse più profonda passione). Detestava la burocrazia, ci chiedeva scherzosamente di non costringerlo a fare il dirigente, di governare noi la scuola», dice Forte. E ammette: «A me mancherà molto la sua intelligente, colta ironia. Alla scuola, quella sua capacità di interpretare un ruolo difficile con consapevole understatement, senza impancarsi a Dirigente con la maiuscola, perché sapeva che il buon dirigente è quello che valorizza il lavoro di tutti, felice di sparire poi dietro le quinte».
La collega Laura diLucia Coletti è senza parole: «Lo rivedo a scuola, tranquillo, pronto ad alleggerire le tensioni, ad affrontare con ironia e leggerezza anche un lavoro di forte responsabilità come quello del docente e del dirigente scolastico. Non mi capacito. Ne ricordo gentilezza, generosità con cui si era preso carico di una scuola importante e complessa come la nostra». Marisa Gruarin, vicepreside del liceo di via Baglioni, ha collaborato con Frisoli anche dopo la pensione, da volontaria. «Si era preso a cuore il liceo in un momento difficile con tutte le scuole che aveva da gestire. Aveva tanti progetti per il futuro, sapeva parlare ai ragazzi, li ascoltava molto e li stimava. E aveva un modo che sembrava leggero, di prendere le cose, ma in realtà soppesava bene tutte le posizioni e cercava una mediazione con il convincimento più che con l’autorità».
Anna Forte lo aveva conosciuto ai tempi della direzione delle scuole di viale San Marco e i suoi figli vanno a scuola alla Leopardi. «Aveva lucidità di pensiero e uno sguardo acuto, che riduceva all’essenziale il far scuola. Per nulla burocrate, talvolta insofferente alle liturgie cui i Dirigenti sono sottoposti, ha sempre dimostrato di credere in una scuola democratica ed inclusiva e si è speso con determinazione per aiutare i nostri alunni e studenti più fragili»», racconta. «Ricordo le chiacchierate, la curiosità intellettuale e l’ironia che pizzicava. Ci mancherà il sorriso sereno all’ingresso, la sua bicicletta, le sue amate piante».
Tutti ne sono certi: Frisoli non può essere dimenticato. E tutti si stringono alla famiglia, la moglie e i ragazzi, che stanno vivendo un dramma indescrivibile. —
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