Cinquanta antenne 5G in arrivo nel Veneziano. Timori e quesiti per la salute
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Dodici autorizzate (per ora) in provincia di Venezia che detiene il record di impianti di telefonia esistenti: oltre 1.200
Mestre.
Devono ancora arrivare e già dividono: sono le 5G, le nuove antenne di quinta generazione, che dovrebbero migliorare le comunicazioni non solo dei telefonini ma anche potenziare la mobilità, le reti di videosorveglianza, la domotica e gli elettrodomestici di casa, per esempio, .
Dai dati di Arpav, agenzia regionale per l’ambiente, in Veneto risultano 13 gli impianti 5G a 3700 megahertz attivi, ma al 18 maggio sono 50 quelli che hanno ottenuto il parere favorevole dei tecnici. Nessuna antenna risulta per ora attiva nella provincia di Venezia ma 12 sono quelle in arrivo, con parere positivo.
Il record a Verona: 23 impianti autorizzati e 11 già attivi. A Padova ne sono autorizzati, al momento, 4 e due a Treviso. Venezia in fatto di antenne, comprese le vecchie oramai 3G e 4G, vanta un record regionale: 1.219 impianti contro i 1.201 di Verona, i poco più di mille di Vicenza, i 1.009 di Treviso, i 1.200 di Padova.
In tutto il Veneto siamo circondati da 6.499 antenne.
E ora ne arriveranno altre, di nuova generazione. Visto che le procedure di installazioni passano per i Comuni sulla base di una istruttoria sulle richieste di installazione eseguita dall’Arpav, l’agenzia precisa «che il controllo ambientale dei campi elettromagnetici, inclusa la tecnologia 5G viene garantito dalla prosecuzione dell’attività di calcolo modellistico in fase di autorizzazione preventiva, integrata da un attento monitoraggio dei livelli di esposizione mediante il successivo controllo strumentale. Tali attività sono svolte sulla base di una dettagliata conoscenza delle caratteristiche tecniche degli impianti e della loro distribuzione sul territorio, come avviene del resto per le tecnologie attualmente in uso». Ma come ci precisa il direttore generale Luca Marchesi «non è detto che il Comune poi autorizzi».
E infatti questo sta avvenendo in varie province, da Venezia a Treviso, per esempio. Le amministrazioni di Mirano e Noale hanno bloccato le autorizzazioni, seguite da quella di Santa Maria di Sala. A Portogruaro la sindaca ha chiesto lumi al ministro della Salute. Chioggia ha già detto di no alle antenne 5G e nel Trevigiano, da Montebelluna a Preganziol, i sindaci bloccano gli iter di autorizzazione.
Nei giorni scorsi un affollato confronto via web ha visto il presidente di Anci Veneto, il sindaco di Treviso, Mario Conte, i vertici di Arpav, e tanti amministratori locali confrontarsi sul 5G: l’evento è stato seguito da ben 270 persone (su 340 iscritti).Di questi, 38 sindaci, 13 vicesindaci, 44 assessori, 28 consiglieri, e 18 dirigenti. Partecipazione ampia, segnale che il tema è di quelli che scottano. C’era anche Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente.Spiega: «Si è trattato di un incontro tecnico scientifico nella quale, grazie agli interventi degli esperti, si è cercato di fare chiarezza su tecnologie e conoscenze dei rischi sanitari. Come Legambiente, abbiamo portato la nostra posizione cautelativa, nel rispetto del principio di precauzione attraverso la minimizzazione delle esposizioni e ricordato le opportunità per gli amministratori grazie ai regolamenti di pianificazione su cui devono lavorare».
Per Legambiente gli enti locali hanno un ruolo chiave per pianificare e per informare la cittadinanza. E quindi va messo al bando il pressapochismo. Principi di precauzione sono invocati anche da esperti di elettromagnetismo come l’ex direttore Ispes Livio Giuliani, che cita i tanti studi sulle correlazioni tra tumori e antenne 2G e 3G e invita a rispettare il limite dei 6 volt metro senza medie sulle 24 ore per i siti sensibili come le scuole e gli ospedali. —
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