Mestre, un esercito di trecento persone richiamato per l’emergenza Covid
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Medici in pensione, specializzandi, infermieri, tecnici: assunti dalle Usl per aiutare il personale
MESTRE. Troppa la pressione, il personale ospedaliero non è sufficiente e allora le aziende sanitarie sono costrette a correre ai ripari, chiamando a rapporto medici e infermieri, conferendo loro incarichi libero - professionali per rispondere all’emergenza sanitaria.
Nell'Usl 3 di Giuseppe Dal Ben finora sono state necessarie 27 delibere. Dalla prima, del 19 marzo, alla più recente, del 16 novembre. Atti che ripetono quelli firmati nel Veneto orientale da Carlo Bramezza e con i quali i direttori generali delle due Usl hanno chiamato a rapporto un esercito di 301 professionisti tra medici, infermieri e altre figure, di cui 157 per l’Usl 3 e 144 per l’Usl 4.
Per l'Usl 3 si parla di contratti a tempo determinato, mentre sono quasi tutti a tempo indeterminato nel Veneto orientale.
Nell’Usl 4 sono stati chiamati 14 medici, 62 infermieri, 7 tecnici di laboratorio, 6 tecnici della prevenzione, 8 assistenti sanitari, che si occupano del “contact tracing”, e 47 operatori socio-sanitari.
Diverse le figure richieste dall’Usl 3. I 76 medici, innanzitutto: 23 specialisti, 12 dei quali in pensione, 9 specializzandi e 44 abilitati (neolaureati o, comunque, che non hanno conseguito la specializzazione).
Ci sono professionisti delle malattie infettive, delle malattie dell’apparato respiratorio, di rianimazione. Ma anche specialisti in medicina del lavoro e dello sport, in medicina di comunità, in gastroenterologia e in nefrologia. Ci sono i dottori in Medicina che stanno affrontando ora la specialistica. Ma, soprattutto, ci sono i tantissimi giovani che hanno giusto avuto il tempo di brindare con la corona d’alloro intorno al collo, per venire subito buttati nella mischia. Laureatisi un mese fa a Padova, ma anche in altri atenei italiani, sono immediatamente stati chiamati a rapporto. «È proprio un battesimo del fuoco. Non immaginavo che avrei fatto ingresso nel mondo del lavoro nel bel mezzo di una pandemia. Sento una grossa responsabilità, che è un enorme stimolo per fare bene» dice una giovane dottoressa, laureatasi a inizio ottobre a Padova, ora chiamata in uno dei reparti chiave della lotta al Covid.
Nell’Usl 3 Serenissima tra i 76 medici chiamati diciannove saranno impegnati al Servizio di igiene e sanità pubblica, 9 nei pronto soccorso degli ospedali del territorio, 7 saranno impiegati nei punti prelievo per l’esecuzione dei tamponi, 5 andranno nei reparti di Medicina, 3 di Pneumologia, 2 in Terapia intensiva, uno alle Malattie infettive, per fare alcuni esempi. Due tra i medici più esperti saranno coordinatori dei centri servizi anziani. Tutti si divideranno tra gli ospedali di Dolo, Mestre, Venezia, Mirano e Chioggia. Ma i medici non sono gli unici professionisti a essere stati “chiamati alle armi”. Ci sono 55 infermieri, di cui quattro in pensione. E poi 9 tecnici di laboratorio biomedico, che andranno a lavorare nel laboratorio di analisi di Venezia, e quattro tecnici di laboratorio (anche qui, uno in pensione). Due assistenti sanitari, che verranno impiegati al dipartimento di prevenzione; due autisti di ambulanza, entrambi per l’ospedale di Dolo; un pilota di idroambulanza, ovviamente per il Civile. E poi un farmacista abilitato, che lavorerà per l’assistenza farmaceutica territoriale. E due biologi, entrambi a Venezia: uno, abilitato, sarà impiegato nell’Unità operativa semplice dipartimentale di genetica, citogenetica e diagnostica molecolare.
Con un compenso orario di 60 euro per gli specialisti, 40 euro per specializzandi e medici abilitati e di 30 euro per gli altri sanitari, e un monte ore variabile di caso in caso, nell’Usl 3 hanno firmato contratti dalla durata massima di 6 mesi, prorogabile per il perdurare dello stato di emergenza, in ogni caso in scadenza il 31 dicembre. Ma è difficile pensare ad alternative a una nuova proroga. —
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