Morto in ospedale dopo il ricovero, indagini sul farmaco misterioso
Nel sangue di Bruno Modenese, morto a settembre scorso dopo il ricovero nell’ospedale Civile, è stato trovato un farmaco non registrato nella cartella clinica del 45enne di Pellestrina. Si tratta di una sostanza antipsicotica con potente effetto sedativo, l’aloperidolo.
Nuove indagini
Ora la Procura di Venezia dovrà svolgere ulteriori indagini tossicologiche per capire se, e eventualmente in che misura, il farmaco possa aver avuto ricadute sulla salute del paziente, trovato senza vita a pochi giorni di distanza dal ricovero, con il volto tumefatto e un edema cerebrale.
Le indagini dovranno anche ricostruire come quel farmaco sia finito nel sangue di Modenese: se per somministrazione autonoma nella sua abitazione (ma non è stata trovata una ricetta); o se gli sia stato somministrato in ospedale dallo psichiatra che quel 16 settembre lo ha preso in cura o dai due infermieri.
In questo caso, però, non risulta nella cartella clinica.
I tre professionisti sono indagati dalla Procura con l’accusa di omicidio preterintenzionale, fattispecie che presuppone, comunque, un uso consapevole della violenza, anche se non con l’intenzione di uccidere.
Cos’era successo
Modenese, già in cura presso il centro di salute mentale, era arrivato al pronto soccorso del Civile il 16 settembre, dopo giorni in cui non si sentiva bene. Arrivato all’ospedale, si trovava in stato di agitazione. Tre giorni dopo il ricovero, la morte.
A inizio ottobre l’autopsia disposta dalla pubblico ministero Daniela Moroni - e svolta dalla medico legale Barbara Bonvicini e dal chirurgo maxillo-facciale Guido Bissolotti - aveva confermato che Modenese era morto per le gravi lesioni cerebrali.
Le indagini della Procura dovranno capire se la forza utilizzata nelle fasi concitate del ricovero per “contenere” Modenese sia stata tale da ucciderlo o se invece sia solo causa indiretta del decesso, che invece potrebbe essere stato provocato da una diagnosi e da cure errate da parte dei medici o ancora da altri fattori esterni.
In questi mesi, la famiglia Modenese si è rivolta agli avvocati Renato Alberini e Augusto Palese, per essere rappresentata al processo chiamato a stabilire tutti gli eventuali profili di responsabilità per una morte che ha colpito la comunità di residenti dell’isola di Pellestrina.