Lavori stradali, due settimane senza tram a Mestre
Senza tram per almeno altre due settimane (se va bene si scende a dieci giorni) a causa della voragine sotto la piattaforma in via San Donà. In deposito in via Monte Celo sono finiti da giorni tutti i 21 tram delle due linee di Mestre, anche quelli che effettuano il servizio Mestre-Marghera. Pendolari e cittadini si muovono solo sui bus sostitutivi.
Questo perché per rientrare al deposito di Favaro il tram ha una sola strada possibile, con i binari, ovvero quella dove si è verificata la “grana” dello smottamento, dove a ben 4 metri di profondità è ceduta la parete della camera di ispezione dell'incrocio delle fognature di via Marmarole-via San Donà. I vecchi piani del tram di Mestre prevedevano un secondo deposito a Marghera, mai realizzato. Lo ricorda il vero “papà” della tramvia, l’ingegner Antonio Stifanelli, ex presidente di Pmv (società del gruppo Avm, ora disattivata, nella foto sotto alla inaugurazione del 2012) che per anni ha gestito progetti, cantieri, guai, disservizi e polemiche del progetto di trasporto pubblico.
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«Avevamo previsto un secondo deposito, è vero, e avevamo anche individuato l’area possibile dove realizzarlo. Una vecchia officina vicino alla zona di Panorama. In questa situazione sarebbe tornato decisamente utile».
Ma non se ne è fatto nulla anche perché con il cambio di amministrazione, nel 2015, la giunta Brugnaro - notoriamente critica verso il progetto tram - ha rinunciato ad importanti investimenti in questa tecnologia. Boraso, che era in prima linea nella protesta contro i cantieri, è l’assessore alla mobilità e lui, come il sindaco, mai hanno apprezzato questa tecnologia.
«E questo è assolutamente un dato di fatto», precisa Stifanelli. «Non si è investito in un secondo deposito così come non si è scelto di portare avanti una scelta strategica come quella di portare il tram fino a San Basilio. Pochi lo sanno ma all’altezza della deviazione, nel sottosuolo, sono già predisposti gli scambi. Certo, ci sono tantissimi altri problemi che questa amministrazione deve affrontare, sono scelte. Ma ricordo bene le critiche del passato quando ci dicevano che era esagerato pensare di trasportare 30 mila persone al giorno e invece ora si è arrivati a quasi 45 mila.
Da un decennio non ci sono stati ulteriori investimenti sulla tramvia. Ma il sistema funziona bene solo se ha tutta una serie di servizi collegati. Non si è neanche studiata la possibilità, da noi abbozzata, di sganciare alcuni tram per effettuare corse Mestre-Favaro o Marghera-Venezia. La possibilità c’era». E si sono persi i 15 milioni di euro ministeriali destinati alla linea per San Basilio. Stifanelli, che oggi si occupa di altro, non sa dire chi abbia approfittato del finanziamento a cui la giunta ha rinunciato. «Non lo so. Ma Padova, che ha lo stesso tram nostro, sta facendo un ottimo lavoro con la realizzazione della terza linea. Verona ha preferito il filobus.
Di sicuro ci sono opportunità per ampliare il tram di Mestre. Penso al prolungamento fino a Mirano che consentirebbe di intercettare migliaia di pendolari. Ma si è scelto di non investire più».