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Lo scontro tra il Porto e Vtp sulle crociere a Venezia: «Governo al lavoro per una mediazione»

«Occorre ricreare una economicità dello scalo crocieristico di Venezia e dare una prospettiva a lungo termine. Il governo è al lavoro per trovare una soluzione».

Nello scontro in atto tra Autorità portuale e Vtp, società che ha in gestione (fino al 2026) i terminal crocieristici, interviene anche Edoardo Rixi, viceministro del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel governo Meloni, incarico già ricoperto nel governo Conte I.

Le considerazioni di Rixi partono dall’allarme lanciato da Pierfrancesco Vago (presidente esecutivo di Msc) secondo cui i ritardi nella realizzazione degli approdi diffusi e le incertezze sul futuro rischiano di compromettere il futuro della crocieristica a Venezia.

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Viceministro Rixi, è davvero così?

«Non credo che siamo a un punto di non ritorno. Il confronto, anche con Vago, è costante. Ci incontreremo anche nei prossimi giorni per risolvere la situazione. L’attuale commissario sta fronteggiando i problemi esistenti con i poteri che ha al momento, ma bisogna trovare una soluzione. Non dimentichiamoci che questa situazione deriva da una normativa dettata a livello nazionale con il governo Draghi che improvvisamente ha tolto le crociere dal canale della Giudecca e dalla Marittima».

Operatori e armatori, però, denunciano una situazione di stallo.

«Bisogna ricreare una economicità dello scalo e dare una prospettiva per evitare il rischio nel 2026 della perdita della concessione. Bisogna tenere a mente la posta in gioco, a partire dal valore dei canoni concessori e di come riuscire a gestirli dopo che è venuta meno la possibilità delle crociere ad andare alla Marittima».

È quindi intenzione del governo intervenire per risolvere il nodo della concessione in scadenza nel 2026 la cui proroga non è stata rinnovata dal Porto?

«Dobbiamo parlarne e confrontarci. Sono temi gestiti a livello locale, dopodiché se ci sono dei problemi si cerca una soluzione insieme a i vari attori. Il tema è arrivato sul nostro tavolo da solo una settimana. Capisco che bisogna dare risposte immediate, ma ci stiamo lavorando».

Anche perché c’è il rischio di contenziosi giudiziari.

«Questo potrebbe ingolfare ancora di più la situazione. Lo dico dall’inizio: bisogna procedere in tempi rapidi con il dragaggio dei canali, ripristinare il traffico di crociere e creare una situazione che sia economicamente sostenibile. Detto ciò, è evidente che la concessione che era stata data prima del decreto 103 aveva un valore diverso rispetto a quella attuale».

Sul tema dei dragaggi, l’obiettivo è anche di riportare le navi medio piccole alla Marittima grazie allo scavo del canale Vittorio Emanuele. Condivide questa prospettiva contestata dal mondo ambientalista?

«Credo che sia un elemento positivo. Bisogna salvaguardare l’ambiente, Venezia deve essere uno scalo per le crociere di qualità, difficile che sia uno scalo per le crociere di massa. Le dimensioni della città, la sua struttura presuppone una gestione dei flussi turistici di qualità. Con le norme ambientali introdotte e con l’utilizzo Mose, la laguna deve necessariamente essere preservata, è un patrimonio dell’umanità. Ma credo che su questo anche le compagnie lo hanno capito. Ora però chiedono indicazioni precise per il futuro».

Il governo si propone come mediatore per risolvere la frattura in corso?

«Gli armatori sono disposti a fare navi ad hoc per Venezia, ma devono avere la certezza che siano mantenute senza cambiamenti. Sul tema della concessione, la riassegnazione o la decadenza fissata nel 2026 è un tema non solo politico ma anche legislativo e amministrativo. Serve un confronto tra interessi in ballo, il pubblico non può fare regali».

In ballo c’è anche la centralità e il futuro di Venezia, che sconta ritardi su aspetti fondamentali, come il protocollo fanghi e il piano morfologico.

«Venezia è una perla e va gestita come tale. Dobbiamo capire perché nonostante tutti gli sforzi dopo anni siamo ancora qui a parlare di questi problemi. Qualcosa è andato storto. Oggi stiamo facendo incontri, anche informali, per capire esattamente quali sono le richieste e come poter fare sintesi a favore del territorio».

Le reazioni delle compagnie

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Clia è «seriamente preoccupata del futuro della crocieristica a Venezia e, di conseguenza, in tutto l’Adriatico».

L’associazione, che raggruppa 70 compagnie, sottolinea che «sono quasi tre anni che il comparto è costretto ad operare in una situazione di incertezza e precarietà, visto che gli impegni assunti dal governo italiano nel 2021 rispetto ad un piano alternativo per la crocieristica non sono finora stati rispettati o implementati. Purtroppo» rileva Francesco Galietti, direttore Clia Italia, «una situazione provvisoria rischia di diventare permanente e questo penalizza l’intero settore del turismo crocieristico. Agire senza certezza di quale sarà la situazione nei prossimi anni mette a rischio la presenza delle crociere a Venezia».

«Al momento solo due compagnie hanno deciso di confermare i loro scali» prosegue «ma se gli impegni non dovessero essere rispettati non è escluso che lascino per sempre la città.

Questo vorrebbe dire sia perdere lo status di homeport da parte di Venezia, cioè di porto capolinea, sia un calo strutturale del traffico crocieristico e quindi del turismo in tutto l’Adriatico. L’attuale mancanza di certezze ha indotto molti armatori a dirottare le proprie navi su altri scali e altri Paesi».

«Le compagnie» spiega ancora «hanno sempre ribadito, ben prima del 2021, di essere favorevoli a non transitare più dalla Giudecca e hanno chiesto con convinzione la predisposizione di una soluzione alternativa, ma finora non è stato avviato nessun confronto concreto».

«Le crociere rappresentano meno del 2% del traffico in laguna, ma sono il settore tecnologicamente più avanzato e innovativo del comparto marittimo. Anche per questo» conclude Galietti «possono fornire un contributo importante a sviluppare soluzioni che siano contemporaneamente in grado di preservare l’ecosistema lagunare e lo sviluppo economico sostenibile della città».

«Inoltre mettere in discussione la permanenza delle crociere a Venezia equivale a mettere in discussione anche l’intera esistenza della portualità veneziana».

Sulla questione intervengono anche i vertici di Costa Crociere che condividono le preoccupazioni sul futuro della crocieristica a Venezia.

«Siamo sempre stati favorevoli a uno sviluppo del settore che rispettasse le peculiarità di una città unica come Venezia» ha dichiarato Roberto Alberti, Svp & Chief Corporate Officer di Costa Crociere, «trovando soluzioni praticabili per permettere alle compagnie di continuare a operare e alimentare un ecosistema importante, di cui fanno parte anche tante aziende locali. La situazione che si sta delineando non sembra andare in questa direzione.

Le soluzioni alternative per l’approdo delle navi da crociera che erano state promesse sono ancora lontane dall’essere realizzate.

A questo si aggiunge la mancata estensione della concessione a Venezia Terminal Passeggeri, che pone seri dubbi sul futuro della società che gestisce il terminal e gli approdi delle crociere, nonostante gli sforzi fatti dai suoi azionisti negli ultimi anni.

Continuando così si rischia di mettere a repentaglio il valore economico e occupazionale che le crociere generano sul territorio. La posta in gioco è alta, perché il territorio di cui parliamo è potenzialmente ben più ampio di Venezia e comprende anche altre città italiane: infatti, da Venezia dipende l’intero bacino crocieristico dell’Adriatico. Per questo auspichiamo che in tempi brevi tutte le parti coinvolte possano sedersi intorno a un tavolo e trovare una soluzione definitiva».

Anche il Presidente del Veneto Luca Zaia ha voluto nelle scorse ore ribadire la centralità dello snodo portuale di Venezia.

Ha ribadito come per la Regione del Veneto sia di fondamentale interesse continuare ad investire nel settore. «La nostra intenzione – ha spiegato il Governatore - è di continuare a investire, in un territorio che ha il primo interporto d’Italia e che insieme agli altri interporti Veneti movimenta più di un milione di Teu all’anno». Leggi l’intera intervista.

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