L'impossibile gestione dei migranti tra pregiudicati e positivi al Covid
La gestione degli sbarchi clandestini lungo le nostre coste continua a destare preoccupazione. La situazione infatti nonostante il notevole dispiegamento delle forze dell'ordine sul campo fatica ad essere tenuta sotto controllo.
Nella giornata di ieri ad esempio 20 migranti di origine nord africana hanno finito la quarantena sulla Nave Azzurra. La sorpresa per le forze dell'ordine e per chi stava gestendo lo sbarco ed il loro trasferimento è stata scoprire che su 20 ben 13 avevano già delle condanne nel nostro paese per reati di vario tipo. Così appena sbarcati sono stati posti agli arresti domiciliari, non però in luoghi speciali o ben sorvegliati, me negli stessi centri d'accoglienza con gli altri migranti, incensurati.
Un contesto surreale quello dei centri, dove si fatica a dividere, donne, bambini, rifugiati politici, criminali e persone da rimpatriare. Stesse misure uguali per tutti che come i fatti hanno ampiamente dimostrato, non sono sufficienti per impedire la fuga. Circa il 10 per cento di queste persone scappa appena toccata terra dal centro.
Ieri notte infatti sono 16 i rifugiati fuggiti dai 3 centri di accoglienza di Agrigento sugli 80 arrivati.
Prima dell'arrivo della nave Azzurra fino ad una settimana queste strutture ospitavano anche i positivi al covid, che anche questi in parte fuggivano.
A gestire la situazione 900 agenti della polizia di stato che insieme alle altre forze dell'ordine non hanno particolari poteri per poter impedire che i clandestini si allontanino dai centri. Arrivati a terra sono liberi e gli agenti non avendo accesso alle strutture possono solo consigliarli di non allontanarsi.
Dubbi e perplessità anche sui tamponi, dove ci sarebbe stata della confusione causata dall'impossibilità di identificare gli immigrati. Tutte falle nel sistema di gestione che a lungo andare potrebbero vanificare il lavoro fatto durante la pandemia e soprattutto che non permettono di tracciare il virus ne tantomeno di aiutare in modo concreto queste persone. E, in silenzio, sono molti gli agenti che costretti alla quotidiana caccia all'evaso temono anche per l'eventuale rischio contagio.
In molti centri d'accoglienza, come accaduto nel Lazio, i migranti che venivano trasferiti dalla Sicilia spesso non erano stati sottoposti al tampone oppure, nel caos della mancanza di documenti e strumenti per l'identificazione, non si riusciva a cipre chi fosse stato già controllato e chi no.
A confermare i problemi legati alla gestione degli sbarchi Lillo Firetto Sindaco di Agrigento:
"Più volte ho detto che la prefettura deve rivedere il modo di rapportarsi con le amministrazioni locali. Serve un coordinamento. Queste strutture sono state messe sopra esercizi commerciali e vicino ad attività alberghiere rendendo così difficile il percorso di integrazione perché non ci sono le opportune condizioni. Lo Stato deve fare lo Stato. Chi arriva deve rispettare le norme. Dai barchini ogni giorno sbarcano decine di immigrati sulle nostre coste che spariscono. Vanno fermati non possiamo permettere che si arrivi qui senza regole. Ci deve essere un confronto con la Tunisia e le forze europee. Siamo una terra accogliente ma le leggi italiane devono essere rispettate."
Cambia il mondo dei migranti sbarcati in Italia. La Tunisia supera la Libia
Il 2020 segna un cambiamento importante e sostanziale per quanto riguarda i migranti sbarcati sulle coste Italiane. Per la prima volta infatti dopo diversi anni la maggioranza di chi è arrivato a Lampedusa o negli altri porti del paese non proviene dalla Libia ma bensì dalla Tunisia.
Lo certificano il ministero dell'interno e della guardia costiera. Secondo i dati raccolti dall'inizio dell'anno il 41 per cento dei migranti non sono rifugiati politici ma cittadini tunisini, che ottengono secondo la prassi il permesso temporaneo di soggiorno come quello di chi scappa dalla guerra. Un dato quadruplicato rispetto al 2019.
Dal 2020 infatti sono sbarcati sulle nostre coste 6185 migranti della Tunisia. Viene così a cadere quell'immagine del clandestino che arriva in Italia mentre fugge dai conflitti in Africa o dalla guerra civile in Libia, dopo aver passato settimane di violenze e soprusi nei lager lungo le coste di Tripoli.
Chi arriva quindi oggi é in maggioranza una persona semplicemente alla ricerca di un modo migliore.
I rapporti tra Italia e Tunisia per la gestione dei migranti sono regolamentati da un accordo ben preciso che prevede il rimpatrio di queste persone entro 10 giorni. Dal 10 agosto sono ripresi secondo quanto riportato dal Viminale i voli charter destinati ai rimpatri dei tunisini. Dopo la sospensione a seguito dell'emergenza Covid-19, il meccanismo è tornato a essere operativo. I voli rispetteranno quelli che sono gli accordi attualmente in vigore con il governo di Tunisi, vale a dire due aerei a settimana ognuno con un massimo di 40 persone a bordo, dunque un totale di 80 migranti a settimana, cioè 4000 in un anno un numero decisamente inferiore rispetto a quelli già arrivati fino ad oggi, ossia più di 6000 persone.