Ribaltone Montepaschi, Lovaglio nuovo ad
Il cda ritira le deleghe a Bastianini, tra i progetti tagli ai costi e una fusione
MILANO. Scatta il ribaltone al Monte dei Paschi di Siena. Il consiglio di amministrazione, con votazione unanime, revoca «con decorrenza immediata» Guido Bastianini dalla carica di amministratore delegato e direttore generale. Al suo posto, sempre con decisione concorde, coopta in consiglio Luigi Lovaglio, banchiere di lungo corso con fama di risanatore, a cui affida l’incarico di vertice con le relative deleghe. Un cambio deciso da tempo, quello di Bastianini.
Arrivato al Monte nell’aprile del 2020 voluto dai 5 Stelle, il banchiere non ha mai convinto il Tesoro, primo azionista con il 64,23%. Dopo che, a ottobre, si sono interrotte le negoziazioni con Unicredit, la banca è tornata a navigare a vista. Bastianini da quel momento ha provato a dimostrare che Mps potesse farcela da sola, mentre l’obiettivo del ministero dell’Economia resta uno solo: portare a buon fine l’aumento di capitale da 2,5 miliardi e riprivatizzare la banca. Evidentemente, per andare sui mercati internazionali Bastianini non era ritenuto il manager più adatto.
Eppure molti osservatori hanno colto un controsenso: l’ad che viene spodestato nel giorno di risultati buoni. I conti relativi al 2021 presentati al mercato nel tardo pomeriggio di ieri vedono l’istituto di Rocca Salimbeni tornare in utile per 310 milioni di euro, il miglior risultato dal 2015 a questa parte. In un decennio orribile che assomma perdite per 23,5 miliardi di euro. I ricavi nell’anno appena chiuso aumentano dell’1,3% a 2,97 miliardi. Numeri che non bastano però a salvare la gestione del banchiere che peraltro, nel quarto trimestre, vende l tendenza incrinarsi: negli ultimi tre mesi dell’anno, infatti, i ricavi salgono del 3, 2% risptto ai tre mesi precedenti ma scivolano dell’1,6% nel confronto con lo stesso periodo dell’anno prima. L’ultima riga del bilancio segnala una perdita da 79 milioni di euro.
C’è chi legge in questa tendenza, al di là di qualche fuoco d’artificio lanciato subito dopo il fallimento della trattativa con Unicredit, il ritratto di una banca ancora sostanzialmente inchiodata anche in un contesto che nel 2021 ha visto in spolvero tutto il settore del credito. Il rapporto tra costi e ricavi supera il 70% e si mantiene ai livelli più alti del sistema. Il piano di Bastianini, ancora al vaglio di Bruxelles, secondo alcune letture, sarebbe giudicato sostanzialmente inerziale. Di qui il cambio di passo che viene chiesto a Lovaglio. Un banchiere, quest’ultimo, visto in azione più volte nella ristrutturazione: lo ha fatto in Unicredit portando la polacca Bank Pekao a 3 miliardi di utili prima che fosse venduta. Parimenti ha trasformato in pochi mesi il modello di business di Creval, finché questa non è finita al Credit Agricole. Ora la stessa opera è richiesta a Siena. Questa mattina alle 9 e 30 la presidentessa patrizia Grieco incontrerà i manager per comunicazioni, con ogni probabilità presenterà loro il nuovo ad e il nuovo corso della banca. Che inevitabilmente passerà da una revisione del piano che ripensi il modello di business in maniera innovativa accompagnandolo a un possibile ulteriore taglio dei costi.
I sindacati sono sul chi va là. «Guido Bastianini è stato trattato come un eversivo. Ha due soli difetti: è una persona per bene ed è professionalmente capace – dice il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni –. Confido nel buon senso e nelle indubbie capacità del Mef, primo azionista di Mps, per risolvere una difficile situazione. Noi faremo responsabilmente».