Pomodori e farina per coltivare il sogno del parco agricolo dentro la città
Dopo il successo dell’anno scorso, obiettivi raddoppiati: un’esperienza-pilota a Padova, al Basso Isonzo. E l’economia gira: una nuova azienda e un agri-asilo nido
PADOVA. Se cinquecento erano sembrati tanti, adesso la sfida è arrivare a mille. Il parco agricolo del Basso Isonzo alza il tiro e vuole raddoppiare i sostenitori, cioè i cittadini disposti a “investire” sulla produzione di passata di pomodoro farina e pasta a chilometri zero, versando oggi un pre-finanziamento per ritirare i prodotti fra sei mesi, magari dopo essersi fatti coinvolgere nella semina e nella raccolta, com’era stato l’anno scorso, quando in realtà c’erano più volontari disposti a sporcarsi le mani a suon di musica che posti di lavoro.
LA SOLITA FESTA
La sfida è stata lanciata ieri, in un pomeriggio di sole che ha trasformato l’assemblea nel solito momento di festa al Campo dei Girasoli, con centinaia di persone, bambini nei campi a giocare, genitori al baretto o stesi nei prati. Il parco agricolo, che formalmente dovrebbe essere poco più di un progetto - contenuto e rilanciato anche dal Piano del Verde che il Comune ha adottato un mese fa - in realtà esiste e ha un cuore che batte forte. Alle due storiche aziende agricole, Terre Prossime e Terre del Fiume, se n’è appena aggiunta un’altra, Arakè, che prenderà in affitto parte dei terreni e che si farà carico proprio della produzione di pomodori e cereali per l’autofinanziamento. «Vogliamo raddoppiare la produzione di passata», racconta Matteo Sandon, che nel nuovo casolare ha spostato anche Ca’ Sana, il ristorante bio, «se l’anno scorso avevamo venduto 3 mila barattoli, quest’anno puntiamo ai 6 mila. Ma abbiamo tanti progetti, piantare cereali per dare vita a una filiera che produca il pane del parco. E aprire un agri-nido, un asilo aperto sul parco, perché i bambini possano crescere in un contesto di campagna».
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LAVORO E SVILUPPO
Intanto, fra un progetto e l’altro, e con il Campo dei Girasoli in piena attività, intorno al parco agricolo i posti di lavoro sono già più di venti. Oltre alle tre aziende agricole, bisogna considerare la Bios (Basso Isonzo Orizzonti) che gestisce il parco e il baretto, la coop Coisla che insieme ai detenuti della Casa circondariale trasformerà i pomodori in passata e la Basso Isonzo, un’altra piccola azienda agricola che produce grano a ridosso del parco attrezzato. Per dire che l’agricoltura urbana non è solo uno sfizio, ma fa girare l’economia oltre che offrire momenti di svago e di vita all’aria aperta.
E ORA IL PARCO AGRICOLO
Ieri al lancio della campagna di autofinanziamento (dettagli sul sito produzionidalbasso.com/project/pasta-passata-per-il-parco-agricolo-basso-isonzo-2022) c’era un bel pezzo di giunta - con gli assessori al Verde Chiara Gallani, all’Urbanistica Andrea Ragona e alla Partecipazione Francesca Benciolini - a testimoniare che il progetto di parco agricolo è più che mai al centro dell’agenda politica dell’amministrazione, anche se resta il nodo irrisolto del terreno ex Ira - ora di proprietà Aspiag - su cui esiste la possibilità di edificare 37 mila metri cubi.
Un’eventualità che il Comune vuole scongiurare «L’agricoltura urbana ha progetti reali che stanno trasformando il territorio e la risposta della gente dimostra che è la strada giusta», ha detto Ragona. C’era anche Sergio Lironi, presidente onorario di Legambiente: «Contrastare la cementificazione con progetti positivi è sempre stato un nostro obiettivo e il sostegno all’agricoltura è uno di questi. Questa poi è un’agricoltura di tipo nuovo, che non desertifica i campi, che non distrugge il suolo, ma che ricrea ecosistemi preziosi. Il Piano del Verde, forse primo in Italia, ha inserito questa realtà fra i parchi, grazie all’iniziativa delle aziende che qui stanno lavorando bene». —