Appassionato di moto, lascia la compagna e una figlia: ecco chi era l’operaio stritolato da un macchinario in un mobilificio
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Un collega ha chiamato immediatamente i soccorsi, ma la corsa in ospedale non è bastata per salvarlo
Allegro, vitale, appassionato di moto e con la famiglia sempre nel cuore: il sacilese Marco Pessotto, l’operaio di 56 anni morto schiacciato da un macchinario alla Furlan mobili di via De Gasperi, con sede nella zona industriale “Campardo” di Colle Umberto, era amico anche di Cristian Lucchese, amministratore unico di Livenza servizi mobilità.
«Pieno di vita e di entusiasmo – ha detto commosso Lucchese –, Marco si dedicava alla compagna Sabina e alla figlia di 6 anni, al lavoro e amava le moto. Sono incredulo e addolorato».
Un’amicizia nata qualche anno fa, quella tra l’operaio di Sacile pendolare nell’azienda a Colle Umberto e Lucchese che guida la società comunale “in house” Lsm, per condividere i progetti dei figli a scuola e le serate di relax.
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«Le bambine hanno poi scelto scuole diverse, ma l’amicizia delle nostre famiglie è rimasta – ha aggiunto Lucchese –. L’appuntamento con Marco e la sua famiglia era fissato per domani a cena, ma il destino ha deciso diversamente. Ci stringiamo alla compagna di Marco e alla sua bambina. Condividiamo il loro profondo dolore e non le lasceremo sole».
La solidarietà a Sacile è anche del sindaco Carlo Spagnol. «Partecipo al dolore per Marco Pessotto con l’amministrazione», ha detto il primo cittadino.
Nel quartiere a Cornadella, in via Padova, alcuni residenti hanno ricordato l’operaio pendolare nel mobilificio Furlan a Colle Umberto. Giovedì 1 dicembre Pessotto era nel reparto di produzione quando è rimasto stritolato nella macchina bordatrice: un collega ha chiamato immediatamente i soccorsi, ma la corsa in ospedale a Treviso non è bastata per salvarlo.
E si registra anche la reazione del segretario regionale del Pd Renzo Liva. «Dobbiamo ancora una volta assaporare l’amarezza, esprimere cordoglio, raccoglierci intorno a una famiglia colpita da un lutto ingiusto e inaccettabile. Nel lavoro si deve trovare dignità e miglioramento per se stessi e i nostri cari, progresso per la comunità, non infortuni o morte.
L’indignazione per una situazione sempre più intollerabile, che non possiamo accettare né comprendere sotto nessun punto di vista, ci impone di pretendere finalmente un approccio diverso anche culturale verso la qualità del lavoro che è anche sicurezza». —