Tozzi avverte la Fiom al congresso di Mantova: «Scegliete ambiente e lavoro»
«Il processo verso la transizione ecologica è obbligato, non c’è scelta e il tempo per realizzarlo è davvero poco. Ogni minuto perso è un minuto che costa in termini ambientali e di vite umane, anche in considerazione degli eventi meteorologici estremi a cui assistiamo sempre più frequentemente». Il monito è di Marco Tozzi, ricercatore del Cnr e divulgatore scientifico, intervenuto giovedì 15 dicembre al congresso provinciale della Fiom, che ha visto la rielezione del segretario Marco Massari con l’88% dei consensi.
Sindacato sollecitato dallo stesso Tozzi a un cambio di passo: «Serve una saldatura fra tematiche ambientali e lavorative, perché non è più possibile dover scegliere fra ambiente e lavoro».
Il giudizio è severo: «Mi spiace dirlo, da uomo di sinistra, ma il sindacato sui temi ambientali è sempre un passo indietro e quando si è trattato di scegliere fra ambiente e lavoro ha sempre scelto il secondo. Certo non è facile, ma serve un salto di qualità che impedisca di far pagare a chi lavora il prezzo della transizione ecologica di cui devono farsi carico i capitalisti, per usare un termine un po’ desueto».
Ambiente e lavoro non devono essere più in conflitto, dunque, e il sindacato, secondo Tozzi, deve realizzare uno sforzo prendendo sempre più posizione su questo tema. Gli esempi che si può fare industria in modo sostenibile non mancano, ne abbiamo anche in Italia. Su tutti sta facendo scuola l’acciaieria Arvedi di Cremona, proprio a due passi dal Mantovano, la prima al mondo a zero emissioni: «L’acciaieria Arvedi è significativa dal punto di vista simbolico – ha osservato Tozzi, sollecitato dal segretario Massari – proprio perché dimostra che si può fare produzione anche di ampio respiro utilizzando le energie e le fonti rinnovabili».
Il passaggio dalle fonti di energia fossili, inquinanti e principali responsabili dell’immissione di anidride carbonica in atmosfera, a quelle rinnovabili è necessario e bisogna velocizzarlo «tanto più in ragione del fatto che questo passaggio dagli idrocarburi alle rinnovabili potrebbe avere un saldo positivo per il mondo del lavoro – ha aggiunto il ricercatore del Cnr – Le energie rinnovabili, infatti, sono decentrate e impiegano più persone ma, certamente, sono più difficili».
I combustibili fossili garantiscono, però, tuttora enormi guadagni alle corporation petrolifere, sono comodi ed efficienti ma «hanno un costo sociale – ha spiegato Tozzi – noto come “costo sociale del carbonio” che deve essere addebitato proprio a queste compagnie. Devono essere obbligate a investire in rinnovabili, anche perché, prima o poi, i combustibili fossili finiranno e allora la transizione sarà obbligata. Meglio essere pronti».
Ma servono sforzi e sacrifici da parte di tutti. Bisogna cambiare anche gli stili individuali di vita: «Se consideriamo che un cittadino indiano in un anno produce 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica, e un cittadino statunitense ne produce 16 milioni, chi è che deve cambiare più in fretta e in modo più deciso il proprio stile di vita?».
Rispondendo a Tozzi, Barbara Tibaldi, della segreteria nazionale della Fiom Cgil, nel suo intervento ha spiegato come sia necessario realizzare questa saldatura fra ambiente e lavoro e per farlo: «Bisogna che sia il sindacato a governare il processo produttivo per la riconversione. E in tal senso dobbiamo stringere un patto in cui sia chiaro che il prezzo della riconversione non lo debbono pagare i lavoratori».