Apu fuori al primo giro in Coppa Italia
foto da Quotidiani locali
L’Apu Old Wild West non potrà difendere alle Final Four la Coppa Italia conquistata lo scorso 13 marzo a Roseto degli Abruzzi.
La squadra di Matteo Boniciolli vede terminare la sua corsa al primo giro a eliminazione diretta, ovvero ai quarti di finale contro Cantù. Lo fa nel modo peggiore con una prestazione impalpabile, non la prima di questa annata, che deve far riflettere.
Gentile è appena arrivato, Monaldi è rimasto a lavorare a Udine, ma basteranno questi innesti a rimettere la barca in linea di galleggiamento? Per quello che si è visto ieri assolutamente no.
E c’è da chiedersi cosa significhi l’assenza in panchina del direttore tecnico Alberto Martellossi, seduto in parterre.
Boniciolli decide di partire con Gentile in quintetto base come 3 e attorno gli mette Sherrill, Briscoe, Antonutti e Cusin. Nel primo quarto Udine vede il canestro di Cantù grande come la cruna di un ago.
Eloquenti le percentuali: 4 su 16 per i bianconeri mentre i padroni di casa hanno la mano calda (8 su 14). È una questione di intensità difensiva, qualità che l’Apu non mette in campo, di scelte (Pellegrino che dopo pochi secondi tira subito da fuori) e di tiri aperti che proprio non entrano. Cantù perde tre palloni consecutivi in attacco ma il vantaggio non scende mai sotto i dodici punti.
C’è un’azione alla fine dell’ultimo quarto che è emblematica della “depressione” che attraversa l’Apu: Hunt fa 0 su 2 in lunetta e sul rimbalzo Esposito riesce a fare fallo su Da Ros che ai liberi fa 2 su 2.
L’inerzia della gara non cambia nel secondo quarto, Udine si affida a Briscoe che però viene contenuto benissimo e spinto all’errore dalla difesa canturina (2 punti appena per lui all’intervallo lungo), Sherrill si sblocca con due conclusioni dall’arco e Antonutti mette insieme tre canestri che illudono Udine di poter rientrare (38-26) grazie a un parziale di 9-0. È però, appunto, solo un’illusione.
Nikolic prima stoppa Gentile e poi dall’altra parte piazza la bomba del 40-26.
L’altro episodio emblematico di questa amara serata è il fallo che Pellegrino commette a due centesimi dalla sirena su un avversario che tenta la conclusione da oltre venti metri: tre tiri liberi regalati e Udine che in un amen si ritrova nuovamente a meno 21 (49-28). Si può chiamare in tanti modi: frustrazione, mancanza di lucidità, sta di fatto che il prodotto proposto dai friulani è di scarsa qualità.
Non c’è armonia, non c’è fluidità di gioco, non c’è il piacere di passarsi la palla che si vedeva lo scorso anno. E lo zero nella casella dei liberi tirati in venti minuti (contro i dieci della San Bernardo) è un altro dato che dice come sia stato attaccato male il canestro avversario.
Tutta un’altra cosa Cantù che inizia il terzo quarto con un Bucarelli in versione extralusso: tre triple e Udine è doppiata (62-31 dopo 22’52’’). L’unico che ci mette un po’ di cuore è Antonutti. Bucarelli sembra Doncic e continua a sforacchiare la retina friulana – le triple nel quarto sono cinque consecutive, i punti segnati 19 – e il divario arriva a essere di 32 punti (68-36).
Boniciolli non manda più in campo Gentile (l’autonomia è quella che è e non è il caso di rischiare infortuni), e lascia a lungo in panchina Briscoe alla sua peggior prestazione in bianconero. L’ultimo quarto è un’agonia.
Finisce con un meno 17 (81-64) ma la sostanza non cambia. E le riflessioni da fare sono tante.