Casi di bullismo sugli autobus, la prevenzione entra a scuola
PORDENONE. L’ultimo caso riguarda tre ragazzi che, sulla linea Sacile Pordenone, hanno portato un coetaneo al piano superiore del bus e gli hanno estorto denaro. Ma sono stati individuati.
Di casi ce n’è quasi uno a settimana: dal ragazzo che ha sputato in un occhio all’autista (sulla linea di Spilimbergo) alla ragazza che ha aggredito una passeggera.
È la violenza sui mezzi di trasporto extraurbani di Atap, quella che si declina come bullismo, aggressione, forma di danneggiamento e che troppo spesso ha per protagonisti bande di ragazzi. Ragazzi dietro i quali manca la famiglia.
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Per contrastare questo fenomeno, che sempre più spesso ha strascichi giudiziari, nei giorni scorsi Atap (rappresentata dal presidente, Narciso Gaspardo, dal consigliere Luigi Pitton e dal responsabile della security, Alessandro Esposito) con il vicesindaco, Alessandro Parigi, e la dirigente alle politiche giovanili, Flavia Maraston, ha incontrato i dirigenti scolastici delle scuole di Pordenone.
L’occasione è servita a programmare un ciclo di incontri, da inserire nel filone dell’educazione civica, per insegnare ai ragazzi quali sono i rischi delle loro azioni perché spesso non c’è la percezione né loro né da parte delle loro famiglie.
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All’incontro era presente anche l’avvocato Valentina Arcidiacono che ha spiegato ai dirigenti scolastici alcuni rischi sul fronte penale e civile che i ragazzi corrono e a cui non si pensa mai.
Un esempio? Un processo che inizia quando il ragazzo è minorenne, ma che termina quando magari è diventato maggiorenne. Un fatto che magari si chiude penalmente, con il ravvedimento del giovane, ma che ha conseguenze civili che possono portare a risarcimenti di migliaia di euro per le famiglie, senza contare le spese legali.
Se da un lato Atap, in collaborazione con le forze dell’ordine, prosegue l’azione di verifica e accertamento dei reati, dall’altra ha chiesto la collaborazione delle scuole nel diffondere la cultura della prevenzione, perché talvolta le conseguenze che derivano dalle azioni commesse in giovane età possono rovinare la vita dei ragazzi.
Vera assente, come hanno confermato anche i dirigenti, è la famiglia. Se quella del ragazzo aggredito è pronta a difendersi nelle sedi opportune, spesso manca completamente la famiglia dell’aggressore e questo rende più difficile intervenire sui ragazzi. Da qui la speranza che, ancora una volta, la scuola compensi quella mancanza.
Tre i cicli di incontri informativi proposti, ma non saranno l’unica iniziativa messa in campo da Atap per contrastare questo fenomeno, manifestatosi con recrudescenza nell’ultimo anno.
L’obiettivo, dopo il coinvolgimento delle scuole superiori di Pordenone, è quello di proporre la stessa azione negli altri comuni sede di secondarie di secondo grado (Sacile, San Vito, Spilimbergo e Maniago).