Danieli stavolta lascia davvero il timone: «Bellini sarà il prossimo presidente del Castellaro»
Alla soglia degli 84 anni il patron passerà il testimone: «Senza il segretario Andreoli non avrei raggiunto così tanti traguardi»
CASTELLARO. Già ci aveva provato 4 anni fa. Stavolta è deciso: Arturo Danieli lascerà il timone del Castellaro tenuto 40 anni durante i quali sono arrivati quasi tutti gli allori di una delle società più titolate del tamburello nazionale. Il Consiglio si terrà tra qualche mese ma la decisione è ormai presa e si sta lavorando alla successione.
«Da tempo avevo detto che ci vuole un ricambio se vogliamo restare in alto - attacca Danieli - ma mi hanno sempre convinto a restare presidente. Ora l'età avanza ed è ora che lasci la carica». Il successore ideale ha già un nome e un cognome: Mario Bellini, tecnico dell'indoor e delle giovanili al quale il futuro presidente onorario ha solo un appunto da fare: «E' l'uomo giusto, ha anche grande dimestichezza con le nuove tecnologie. Deve però essere più determinato nel trattare con i giocatori. Dovrebbe avere un po' più del mio senso del commercio. Ma gli ho promesso che gli darò ancora una mano».
Personaggio di un dinamismo irrefrenabile, Danieli per 55 anni ha venduto trattori, l'altra grande passione della sua vita, intessendo rapporti con le più variegate realtà spesso conquistate dal mondo del tamburello grazie alle sue parole, al suo spirito. «Anche i nostri due vice presidenti - puntualizza - sarebbero grandi presidenti: Ezio Bompieri della Hbs di Monzambano e Francesco Ferrari di Guidizzolo. Ma sono imprenditori di livello internazionale che non hanno il tempo». Danieli sente il dovere di citare altre due persone determinanti in questi 40 anni: «In primo luogo il nostro segretario Severo Andreoli che è in società da 62 anni e mi ha portato al Castellaro. Una grande spalla con la sua precisione e la sua puntualità. Mi è stato sempre vicino: senza di lui non avremmo raggiunto tutti i nostri traguardi. Devo molto anche al lavoro del direttore sportivo Sandro Tabai».
Danieli arrivò a capo della società dapprima nel 1973 e ci rimase solo un altro anno: «Sono andato via perché non mi trovavo con le idee di alcuni dirigenti. E infatti la squadra è scesa in serie C. Poi sono tornato nel 1983 e siamo subito andati in B. Poi per due anni siamo andati alle finali e il terzo siamo saliti in A». E da lì una serie di successi lunghissima tanto da riempire un tabellone 8 metri per 4 davanti alla Pesa ritrovo di tanti festeggiamenti.
Tre dei quattro scudetti sono venuti sotto la sua gestione, così come tutti e quattro i titoli di B nonché le quattro Coppe Italia e le tre Coppe Europa. Quarant'anni di grandi battaglie e di tante soddisfazioni anche se qualche ulteriore titolo si sarebbe potuto conquistare con un pizzico di fortuna in più. Ma non ci sono rimpianti nel presidentissimo. «C'è solo il rammarico di lasciare dopo una stagione nemmeno iniziata - riprende -. Sono sicuro che avremmo fatto ancora molto bene dopo lo scudetto dell'anno scorso. Lascio comunque una società di altissimo livello, con tanti bravi dirigenti come ho sempre avuto».
Guardando indietro, il patron rivede una folta schiera di volti tra allenatori e giocatori: «Come dt, cito Quinto Leonardi che ha dato il via ai successi nel 1998. Il tecnico innovativo che ha introdotto il warm-up della domenica mattina, le tabelle e l'attenzione alimentare: dal giovedì vietava ai giocatori gli insaccati». Luca Baldini, per Danieli, è ora il miglior dt. «Giocatori? Beh, Manuel Beltrami, ovviamente».
La breve carrellata dei ricordi si conclude con un successo con le giovanili: «Fu storica la vittoria nazionale a Genova ai Giochi della gioventù femminili 1979 con mia figlia Lina e mia nipote Ornella in squadra. Ci premiò il presidente della repubblica Sandro Pertini».