A far cybersex comincia tu
Questo articolo è pubblicato sul numero 45 di Vanity Fair in edicola fino al 10 novembre 2020
Un amplesso vissuto a distanza che sfrutta le potenzialità della Rete, punta su stimoli visivi e sperimenta inconsuete vie del piacere, lasciando libera – ma tecnologicamente attrezzata – l’immaginazione erotica.
In tempo di lockdown, restrizioni, distanziamento sociale, il sesso virtuale o cybersex sembra rappresentare la nuova frontiera degli incontri occasionali e dei rapporti «in sicurezza» fra single. Ma com’è l’eros che non contempla la possibilità di sfiorarsi, baciarsi, accarezzarsi reciprocamente? Cosa trasmette questa sessualità senza coinvolgimento emotivo e sensuale diretto, privata anche di potenti detonatori del desiderio come l’olfatto, il più primordiale fra i sensi, connesso all’area del cervello che controlla emozioni, stati d’animo, istinti e appetiti, incluso quello sessuale?
Florian e Julia si sono fatti un’idea precisa a riguardo quando, durante il lockdown per la pandemia da coronavirus, hanno deciso di provare per la prima volta un sexy blind date, un appuntamento erotico «al buio» su una videochat della community JoyClub.
Blogger professionista lui, consulente lei, hanno rispettivamente 33 e 36 anni, sono single, vivono in Germania e non si erano mai visti prima di questo incontro sessuale in livestream, vivacizzato da sex toy controllati tramite app e durato nel complesso 4 ore.
Perché avete voluto provare il sex dating virtuale?
Florian: «Durante il lockdown avevo molto tempo a disposizione e mi sono chiesto se questo tipo di esperienza potesse essere un “arricchimento” in un momento di forte solitudine e, al tempo stesso, qualcosa di eccitante anche per il futuro».
Julia: «Non avevo mai fatto nulla di simile prima e mi incuriosiva l’idea di provare. Ero anche molto annoiata a causa delle restrizioni. È stata una piacevole novità».
C’è stato qualche timore inatteso all’inizio dell’incontro?
F.: «Non sapevo se sarebbe andato tutto bene, ma aver chiacchierato per un paio di ore prima di iniziare ci ha aiutato a rompere il ghiaccio. Abbiamo riso e siamo andati molto d’accordo. Naturalmente abbiamo anche parlato della strana natura di questa esperienza».
J.: «Ero molto agitata e un po’ sopraffatta dalla situazione. Mi preoccupava il fatto che non ci sarebbe stata un’atmosfera adeguata o che non avremmo avuto niente da dirci. Invece abbiamo parlato tanto prima e dopo il cybersex ed è servito tantissimo».
Qual è stato per te il momento più eccitante?
F.: «Proprio all’inizio, quando ci siamo visti in video. Era la prima volta, inizialmente era un po’ strano, ma la sensazione si è subito trasformata in qualcosa di eccitante».
J.: «Il momento in cui la videochat è iniziata e ho visto lui sul mio schermo per la prima volta!».
E la cosa che invece hai apprezzato di meno?
F.: «Il fatto di non poterci toccare. Aveva un retrogusto molto amaro».
J.: «Ho notato che il mio desiderio è passato un po’ in secondo piano. Ero troppo concentrata sull’uso dell’app, su di lui e sulle sue reazioni».
Ci sono state anche scoperte piacevoli?
F.: «Durante la conversazione ci siamo trovati così d’accordo che mi sono sentito attratto da lei non soltanto fisicamente ma anche da un punto di vista emotivo».
J.: «L’intimità: non pensavo si potesse creare un’atmosfera intensa e intima anche attraverso una videocamera».
Com’è raggiungere l’orgasmo con uno sconosciuto davanti a uno schermo? In cosa si differenzia rispetto a quando si è nello stesso letto? È più intimo? Più distante?
F.: «Mi sono sentito molto più vulnerabile di quanto non sia durante un vero incontro. Forse soltanto perché non ho molta esperienza con gli appuntamenti virtuali».
J.: «A differenza di lui, io non ho raggiunto l’orgasmo. Ma anche se nessuno di noi fosse giunto al culmine, ciò non avrebbe cambiato l’esperienza stessa. Fare cybersex è completamente diverso dal sesso reale. È un po’ come masturbarsi e sapere che qualcuno sta guardando. Se ci si sente attratti l’uno dall’altro, questo aumenta la consapevolezza di non potersi toccare, un aspetto che mi ha preoccupata molto: ti senti molto vicino e allo stesso tempo molto distante. Non tutti i sensi sono appagati, mancano il tatto, l’olfatto e il gusto. Tuttavia è stato ugualmente molto intimo, anche più di certi appuntamenti reali. Nel complesso, penso che dipenda da quanto sia forte l’attrazione tra i due. Non sarebbe certamente stato piacevole se non ci fossimo trovati così in sintonia».
Che cosa aggiunge un’esperienza simile al concetto di piacere?
F.: «Ho scoperto che è divertente usare sex toy per uomini e che riesco a rilassarmi meglio davanti alla telecamera».
J.: «Non aggiunge molto, ho capito che è più difficile per me provare piacere in questo modo. Ha funzionato solo perché andavamo molto d’accordo, ma considero il cybersex utile solo se non ci sono alternative».
C’è stata «connessione» con l’altra persona solo per il momento dell’appuntamento o è un sentimento che dura ancora?
F.: «Forse, in questo incontro, abbiamo imparato ad amarci un po’. Almeno è questo ciò che sento… Spesso ci ripenso con un sorriso e mi sento molto “connesso” a lei».
J.: «Credo che se rimani in contatto e coltivi il rapporto ci si possa sentire ancora “connessi”, proprio come nella vita reale. Per noi, in particolare, il contatto c’è ancora: una settimana dopo abbiamo avuto una seconda meravigliosa videochat di diverse ore (ma questa volta senza sesso!)».
Rifaresti un’esperienza di cybersex?
F.: «Probabilmente no, perché se si accende la scintilla la mancanza di vicinanza fisica fa quasi male».
J.: «Forse sì, ma con qualcuno che già conosco. E solo se il mio sex toy è controllato da remoto dal mio uomo».
(Illustrazione: Maria Corte)
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