Formignani torna con “Soundtracks”: «Ho dato nuova vita alle mie canzoni»
Sei brani del chitarrista rivivono in un album strumentale Il musicista reinterpreta i pezzi insieme ai membri di Amf
FERRARA. Roberto Formignani torna con “Soundtracks”, album digitale in cui il chitarrista ferrarese riarrangia in versione strumentale sei brani scritti e suonati con i Bluesmen. Il progetto, nato per dare nuova vita a brani del passato, vede anche la partecipazione di Ambra Bianchi (flauto e voce), Julie Shepherd (viola), Massimo Mantovani (pianoforte), Roberto Poltronieri (chitarra acustica e classica), Riccardo Baldrati (tromba). Raffaele Cirillo e Marco Malavasi hanno firmato registrazioni e missaggio; Loriano Pellegrinelli si è occupato della grafica del lavoro. “Soundtracks” si apre con “Aleynad song”, una dichiarazione d’amore di Formignani alla moglie, e prosegue con “Bluerain”, “At the window”, “Find yourself”, “Ten miles to Mexico” e si chiude con “To be and not to have”.
L’ALBUM
A differenza delle versioni originali qui non c’è la voce a fare da contraltare alla musica, i brani sono tutti strumentali e le parole lasciano posto a melodie e suggestioni. «Era da un po’ che pensavo a questo lavoro e - spiega Formignani - sono contento di averlo portato a termine. Io, Ambra e tutti gli altri abbiamo dato nuova vita a questi brani scritti tanti anni fa». L’album è stato prodotto dall’associazione Musicisti di Ferrara che ha creduto, come per il disco precedente, in un progetto di Roberto Formignani.
Le canzoni contenute in “Soundtracks” non appartengono a film ma formano un po’ la colonna sonora della vita del loro autore. “Find yourself”, un pezzo dedicato alla ricerca interiore e al non arrendersi davanti alle difficoltà, fa il suo mestiere anche in strumentale. Nuove consapevolezze e riflessioni arrivano anche così. “Ten miles to Mexico”, brano già in origine strumentale, racconta un’armonia nuova. Se in un primo momento il brano narrava una fuga verso la salvezza, ora sembra narrare una pace ritrovata.
«Fin dall’inizio della mia carriera ho sempre amato reinterpretare i pezzi, sia che si trattasse di brani miei sia di brani altrui; lo trovo stimolante. Riprendere in mano queste canzoni, alcune vecchie di vent’anni, è stata un’occasione per dargli nuova veste e condividerle con gli altri in maniera diversa», conclude Formignani.
«Quando un musicista compone un brano - aggiunge Ambra Bianchi -, questo acquista subito una sua indipendenza anche dal suo stesso autore e nelle mani del giusto interprete, può acquistare nuove forme, colori e orizzonti, che nemmeno l’autore si era mai sognato di dargli».
Samuele Govoni
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