Ancora una condanna per il falso odontoiatra
Dieci mesi di reclusione per esercizio abusivo della professione per un 67enne assolto invece dal reato di lesioni
LUCCA. Quarta condanna collezionata da Vasco De Santi, 67 anni, sempre per esercizio abusivo della professione di medico odontoiatra. L’imputato, difeso dall’avvocato Pierpaolo Santini, è stato condannato a dieci mesi di reclusione dal giudice monocratico Giuseppe Pezzuti che invece lo ha assolto con formula piena dall’accusa di lesioni. Assieme a De Santi era finito ancora una volta sotto processo Filippo Giambastiani, 42 anni, lucchese, anche lui difeso dallo stesso legale e accusato dei medesimi reati. Il giudice lo ha assolto dal reato di lesioni gravi (era già accaduto in un altro procedimento a suo carico con un diverso giudice, ma con la medesima imputazione) mentre ha ritenuto non doversi procedere per l’esercizio abusivo della professione per il principi «ne bis in idem» in quanto nessuno può essere processato due volte per il medesimo fatto. E Giambastiani è già sotto processo per lo stesso reato in relazione a un analogo episodio. Certo è che anche De Santi è stato condannato in precedenza dal giudice Alessandro Dal Torrione a nove mesi per esercizio abusivo della professione di medico odontoiatra con revoca della sospensione condizionale della pena. E in passato per lo stesso motivo aveva patteggiato la pena a sei mesi. Mentre il giudice Gianluca Massaro, nel settembre scorso, lo aveva condannato a tre mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, per il reato di lesioni personali gravissime per aver causato danni a una studentessa, sua paziente a domicilio, residente nella periferia cittadina.
I fatti del procedimento trattato ieri dal giudice Pezzuti riguardano un episodio avvenuto a Lucca nel periodo che va dal 2016 e al 2018 ai danni di un quarantenne curato dai due imputati – che operavano pure a domicilio con De Santi che utilizzava una valigetta 24 ore in cui aveva tutto il necessario per le otturazioni – che per la procura gli avrebbero procurato gravi lesioni. Lo stesso paziente, per cercare di migliorare la situazione, sarebbe stato costretto a rivolgersi a uno studio medico della Lucchesia. Ma il costo dell’intervento per cercare di risistemare le arcate dentarie danneggiate sarebbe stato troppo elevato e impossibile da sostenere per le sue finanze tanto che il paziente ha dovuto recarsi all’estero per affrontare l’operazione. Al processo si era costituita anche l’Associazione nazionale dentisti italiani (Andi).
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