Dubbi su tonnellate di rifiuti, traffico illecito con 17 indagati: tutti i particolari dell’inchiesta, i nomi e le aziende coinvolti
foto da Quotidiani locali
TRIESTE. Rifiuti trasportati in Austria, Slovenia, Ungheria, ma anche in Veneto: i carabinieri del Noe di Udine hanno seguito con i gps i camion partiti dagli stabilimenti della Bioman spa di Maniago e dalla Snua srl di Aviano. Il carico, però, non è stato esaminato.
Gli inquirenti ipotizzano che i rifiuti urbani indifferenziati oppure non trattati fossero destinati a smaltimento, quando invece la normativa impone l’autosufficienza regionale. Le difese, invece, sostengono che i materiali fossero destinati al recupero e fossero in regola dunque con la recente giurisprudenza in materia.
È uno dei filoni investigativi presi in esame dalla Direzione distrettuale antimafia, che ha aperto un fascicolo nel 2020 sondando l’ipotesi di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti. A gennaio è stato notificato alle parti – 18 indagati a vario titolo, uno dei quali è però deceduto – l’avviso di conclusione di indagini preliminari.
Le difese avranno modo, in queste settimane, di chiarire la posizione dei loro assistiti o chiedere un’integrazione delle indagini al pm Federico Frezza. Il quadro è ancora fluido. Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari non vengono contestati profili di danno ambientale o di illecito profitto.
Sono indagati Angelo Mandato, 55 anni, di Mirano, indicato come l’amministratore di fatto e dominus di una costellazione di otto società (Finam group spa, Bioman spa, Snua srl, Agrilux srl, Ing.Am, Sesa spa, Sav.No srl, Greeman srl); Fabio Piovesan, 55 anni di Salgareda, presidente del cda di Bioman spa e Snua srl; Francesco Franchin, 77 anni, di Santa Margherita d’Adige, amministratore unico di Finman group (che controlla le altre sette società); Henric Wilhelmus Sweets, 54 anni, olandese, preposto dell’impianto Bioman di Maniago.
A loro carico il pm Federico Frezza ipotizza inoltre che all’impianto della Bioman di Maniago fossero accorciati dal 2017 al 2020 i tempi della produzione del compost (10 giorni anziché 90 giorni): in tal modo sarebbe rimasto un rifiuto e sarebbe stato sparso illecitamente sui terreni agricoli.
Si sono ritrovati coinvolti nell’indagine, a vario titolo, anche i vertici delle società alle quali sono arrivati i camion da Bioman e Snua, di vario genere, ma ritenuti non conformi alle normative dagli inquirenti – dal combustibile solido secondario al cementificio, per esempio, ai rifiuti urbani in altri impianti: gli ad di Buzzi Unicem Pietro e Michele Buzzi, 60 e 58 anni, i direttori del cementificio di Fanna Franco Bruno Bombarda, 64 anni, di Badia Polesine e Paolo Maggi, 50 anni, di Milano; gli amministratori di Agrilux Franco Greggio, 79 anni di Este e Mario Carraretto, 72 anni, di Casier; gli amministratori di Sesa spa Maurizio Simionato, 66 anni di Mirano e Leonardo Renesto, 50 anni, di Este; l’amministratore di Ecosinergie Lorenzo Cella, 75 anni, di Fiume Veneto; l’amministratore di Herambiente e Hestambiente Andrea Ramonda, 48 anni, di Istrana; la presidente del cda di Greenman spa Martina Ricetto, 50 anni, di Portogruaro e il rappresentante legale della spa Francesco Codato, 67 anni, di Mestre; il rappresentante legale di New energy Fvg Giovanni Bonacina, 57 anni, di Monte Marenzo. È indagato anche l’amministratore di Snua srl Giacomo De Luca, 75 anni, di Fregona.
L’indagine della Dda si innesta su un procedimento della procura di Pordenone, aperto per una presunta contravvenzione ambientale: è stata ipotizzata la non correttezza di alcuni parametri agronomici del compost prodotto da Bioman spa.
Dalla metà di marzo 2021 i carabinieri del Noe di Udine, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia, hanno monitorato i transiti dei camion che uscivano dagli impianti della Snua di Aviano (per circa un mese) e della Bioman di Maniago (per due mesi. Sono stati immortalati in filmati e il loro percorso è stato seguito tramite i gps applicati sui veicoli.
Il carico di ogni camion è accompagnato da un formulario di identificazione del rifiuto. La difesa non contesta le destinazioni dei camion, ma il fatto che il contenuto dei mezzi non sia stato esaminato per verificarne la regolarità.
Il 14 aprile dell’anno scorso quattro autocarri e 35 metri cubi di compost della Bioman spa sono stati sequestrati dal Noe e poi dissequestrati dalla procura. In apparenza, un accertamento di routine. In realtà l’indagine della Dda di Trieste stava già prendendo forma. —
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