Anna Mareschi Danieli: «Potrei candidarmi a sindaco di Udine». I nomi, le grandi manovre e gli schieramenti per le Comunali 2023
La vicepresidente di Confindustria ha intensificato i contatti con i big dei partiti. Tra i dem spunta l’ipotesi Giacomello e non è tramontata la pista De Toni
UDINE. Anna Mareschi Danieli apre alla possibilità di candidarsi a sindaco di Udine alle Comunali del prossimo anno. «Ritengo sia assolutamente necessario – ha detto la vicepresidente di Confindustria – riconsegnare al Friuli quel ruolo che merita un territorio capace di produrre il 50% del Pil regionale e che da troppo tempo sta passando sottotraccia.
Un ruolo che passa, inevitabilmente, anche per il ritorno del Friuli stesso all’interno delle istituzioni».
E a precisa domanda – «Quindi vuol candidarsi a sindaco di Udine?» – Mareschi Danieli non si sottrae. «Sto cercando di capire – è la risposta – se, per arrivare al risultato sperato e auspicato, un percorso valido possa essere quello di passare attraverso il ruolo di sindaco di Udine».
Un’apertura (quasi) totale, dunque, da parte della manager friulana il cui attivismo, negli ultimi tempi, è parso sempre più evidente.
Suo e di Filippo Veronese – «uno dei componenti della squadra assieme a cui sto valutando la situazione», citando la vicepresidente di Confindustria – che recentemente ha incontrato prima i vertici di Fratelli d’Italia e, poi, anche alcuni ambienti del centrosinistra moderato per capire se ci sia la possibilità di aggregare una parte del mondo progressista all’eventuale progetto di scalata a palazzo D’Aronco.
Cosa succede a destra
Incontri, quelli di Veronese, che fanno seguito ai faccia a faccia tenuti dalla stessa Mareschi Danieli con i big dei partiti di centrodestra nelle scorse settimane – a partire da Massimiliano Fedriga –, ma che non sciolgono quello che era e resta il principale nodo da affrontare e cioè il futuro di Pietro Fontanini.
Perchè se è vero che il sindaco non ha escluso di valutare eventuali altre opzioni fra un anno – dalla Regione al Parlamento passando per il nuovo Edr –, è altrettanto vero che, nel caso, qualcuno dovrebbe prendersi la responsabilità di non ricandidare un primo cittadino uscente e che ha riconquistato la città dopo vent’anni di opposizione.
E quel qualcuno, secondo ampie fette di maggioranza, dovrebbe avere le sembianze di un leghista di peso – Fedriga, oppure il segretario regionale Marco Dreosto tanto per capirci – visto che Fontanini è espressione di quel partito.
Anche, se non soprattutto, nel caso in cui a destra si decidesse di provare a puntare su Alberto Felice De Toni in un’opzione che, dopo l’iniziale interesse forzista, comincia a trovare fondamento pure in campo meloniano per quanto la pista che porta all’ex rettore sia – oggettivamente – complicata da percorrere per una coalizione conservatrice.
Al netto, sia chiaro, di come le alchimie della politica locale, vedi il caso di Francesco Brollo a Tolmezzo, possano regalare esiti imprevedibili fino a poco tempo fa.
Centrosinistra
Progetto complesso quello di De Toni anche perché, non è certo un mistero, il suo nome è da mesi sul taccuino di quella parte di centrosinistra, locale ma soprattutto esterno alla città, che non è convinto di puntare sul profilo di Alessandro Venanzi.
Certo, il capogruppo del Pd a palazzo D’Aronco – che secondo alcuni rumors sarebbe vicino a battezzare la sua associazione in vista del 2023 e potrebbe anche ottenere l’appoggio di Enrico Bertossi in caso di alleanza non troppo sbilanciata a sinistra – ha incassato la fiducia della stragrande maggioranza del partito udinese, ma le variabili in atto sono ancora molte come dimostra l’ultima direzione comunale dem in cui l’ex vicesindaco Carlo Giacomello avrebbe fatto intuire che, in fondo, non disdegnerebbe la possibilità di giocarsi le proprie chance di investitura.
In tutto questo, poi, c’è la posizione del partito regionale. «Il Pd deve essere orgoglioso – spiega il segretario Cristiano Shaurli – di poter presentare proposte credibili e apprezzate dai cittadini.
Chi banalizza il nome di Venanzi sbaglia ma, come ho detto anche a lui, non è il momento di imporre diktat sulle candidature.
È il momento di discutere di una Udine esclusa dalle decisioni che contano, come dimostra il confronto con le altre città sui fondel Pnrr, e di parlare con coloro che hanno intenzione di contrastare l’attuale immobilismo del capoluogo».