Ospedali veneti, stop alla stretta: piano per recuperare oltre 264mila prestazioni
La Regione sblocca interventi specialistici e visite ambulatoriali congelati. Zaia: «Reparti e case di riposo, via libera all’ingresso con vaccino o tampone»
VENEZIA. Esordisce con un volo pindarico (“Ho letto sul New York Times che tutti i cervi a coda bianca dell’Iowa hanno contratto il Covid”), poi vira sull’andamento epidemiologico favorevole - “Ricoveri e contagi sono in calo evidente, salvo sorprese il Veneto tornerà in zona bianca entro una decina di giorni” - infine cala l’asso più atteso: a partire da mercoledì, le Ulss sbloccheranno le prestazioni specialistiche e ambulatoriali congelate nell’emergenza Covid (oltre 264 mila le richieste arretrate) mentre gli ospedali e le case di riposo consentiranno le visite a vaccinati, guariti e persone provviste di tampone negativo.
«C’è una comunità stremata che ha voglia di normalità, è tempo di ripartire, facciamolo insieme con senso di responsabilità. Presto cadrà l’obbligo di mascherina all’esterno, ebbene, indossiamola ugualmente in caso di assembramenti e non trascuriamo mai l’igiene delle mani», le parole di Luca Zaia.
Una flessione marcata, quella della variante Omicron: 12.201 i positivi nelle ventiquattr’ore a fronte di oltre 143 mila tamponi eseguiti - l’incidenza è crollata al 7,82% - mentre alla crescita di degenti in area medica (1901, +30) fa riscontro il calo nelle terapie intensive (-4). Nelle rianimazioni, in effetti, i posti letto occupati scendono a 156, il 15% delle dotazione destinato (secondo il modello previsionale della sanità) a flettere ulteriormente: «Crediamo che nell’arco di una settimana, o poco più, risulterà inferiore al 10%, consentendo il passaggio dal giallo al bianco».
Cessato pericolo? Non proprio. Il ritmo dei decessi (41) resta elevato e la trasmissibilità del virus permane oltre l’unità (1,12): «A frenare la mortalità e l’ospedalizzazione è soltanto il vaccino, lo ribadisco a dispetto di quanti trascorreranno il pomeriggio a inviarmi insulti. I report scientifici, non le chiacchiere da osteria, documentano che tra gli over 80 i decessi di non vaccinati superano di dieci volte quelli di chi è immunizzato e tra questi ultimi, il booster riduce del 600% le probabilità di ricovero rispetto alle due dosi». Al riguardo si apprende che la campagna ha raggiunto l’89% di copertura ma sono ancora 450 mila i veneti privi di protezione.
Tant’è. Il citato ripristino dell’attività ospedaliera riguarderà le prestazioni a 30 e 60 giorni (screening inclusi) congelate da dicembre: «Sono 264.745», precisa l’assessore alla Salute Manuela Lanzarin «il dg Flor ha già revocato la sospensione delle prestazioni non urgenti e in libera professione intramoenia, a giorni io presenterò alla Giunta un piano dettagliato di recupero compatibile con i molteplici fronti d’impegno della nostra sanità». «Non meno rilevante è la riattivazione delle visite a malati e anziani, la tragedia della solitudine ha scandito costantemente questa pandemia», fa eco Zaia.
Che altro? Buone notizie sul versante delle pillole anti-Covid distribuite da Pfizer e destinate ai pazienti in gravi condizioni: «Le abbiamo ricevute sabato e già domenica è avvenuta la prima somministrazione, attendo novità interessanti anche dal generale Figliuolo: il Novavax potrebbe arrivare nel giro di qualche settimana, magari convincerà gli scettici». Dove l’allusione corre alla diversa composizione del quinto vaccino autorizzato in Europa che, a differenza dei vettori mRna contestati dai No vax, utilizza la tecnica delle proteine ricombinanti già adottata contro pertosse, epatite e meningite.
Infine, la zarina della prevenzione, Francesca Russo, puntualizza le (caotiche) regole ministeriali in materia di quarantena e isolamento nell’ambito scolastico, avvertendo che ai tamponi fai-da-te «non è al momento riconosciuto alcun valore ufficiale». Il governatore, invece, riserva l’ultima battuta allo sciopero informatico annunciato dai medici aderenti a Snami e Smi: «Mi pare siano gli stessi che ci hanno denunciato e ricorso al Tar, che ci ha dato ragione. Lo sciopero è un diritto democratico ma in questa fase dolorosa la salute dei cittadini ha la precedenza sul conflitto». —