È guerra al bostrico, 11 milioni di euro per salvare le foreste delle Dolomiti bellunesi
Dopo gli attacchi del Pd, la Regione stanzia le risorse per il ripristino dei boschi e gli investimenti in attrezzature forestali
BELLUNO. Le statistiche europee, sul bostrico dopo tempeste tipo Vaia, dicono che per ogni albero abbattuto, si rischia il taglio di altri quattro se non si interviene in tempo per contrastare il coleottero. È la preoccupazione – non di oggi – sulle Dolomiti. E sugli altri territori colpiti dal maltempo di tre anni fa.
Ma come intervenire? La Regione ha stanziato 10 milioni e 800 mila euro per ristori e investimenti e utilizzerà una quota dei 6 milioni (tre quest’anno e altrettanti il prossimo) della legge nazionale di bilancio direttamente per la lotta alla fitopatia. Intanto, però, nel Bellunese si constatano con preoccupazione le difficolta operative riscontrate nella stessa Regione tra la fase dell’emergenza e quella del ripristino degli ambienti.
«La questione del bostrico non ha intaccato solo le nostre foreste, ma anche la credibilità dell’amministrazione regionale», è intervenuto ieri Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale. «Il presidente Zaia intervenga subito, riassegnando la delega relativa alla gestione delle foreste, ora ufficialmente in capo all’assessore regionale Bottacin. Così, almeno, limiteremmo i danni».
Bottacin l’altro giorno aveva evidenziato che la responsabilità stava in campo al collega Federico Caner. Prima che la polemica deflagrasse, Zaia dev’essere intervenuto, se ieri, dopo l’uscita di Lorenzoni, è arrivato un comunicato in cui Bottacin e Caner cercano, insieme, di rassicurare. L’assessore alla protezione civile, Bottacin appunto, spiega che «un conto è la fase emergenziale, peraltro chiusa lo scorso gennaio, un altro è invece la fase operativa ordinaria, che interessa direttamente gli interventi per il superamento della crisi dell’autunno 2018. Tra questi rientrano anche tutti gli aspetti di ripristino, di gestione delle opere agricolo-forestali per rimettere in sicurezza le foreste colpite».
La fase emergenziale è stata gestita “in modo egregio”, ricorda Bottacin, in collaborazione con l’Università di Padova, e con vari cantieri di esbosco operati dai servizi forestali per oltre 500mila euro. Adesso si passa alla gestione regionale attraverso un coordinamento di varie competenze trasversali.
Il compito, dunque, è dell’assessore Caner, L’Agenzia Veneta per i Pagamenti (Avepa) sta, infatti, completando l’istruttoria delle 42 domande di ripristino di boschi danneggiati e delle 72 domande di aiuto per investimenti in attrezzature presentate. Le risorse disponibili? 5 milioni per gli aiuti al ripristino dei boschi. Altri 5 milioni e 800 mila euro per gli investimenti in attrezzature forestali. Caner spiega che «la fitopatia ha proliferato sugli schianti, propagandosi poi alle piante ancora in piedi, fortemente indebolite sia dalla tempesta che dal cambiamento climatico».
Il bostrico, una volta stecchita la pianta a terra, vola su quella più vicina, magari ancora in piedi e verde, e da qui ne assale altre, per cui i forestali si sono trovati nella condizione di tagliare piante anche nel raggio di 50 metri, «La Regione del Veneto continuerà ad occuparsi dell’emergenza», assicura Caner, «anche attraverso il tavolo di lavoro interdisciplinare che si occuperà, anche alla luce delle linee guida nazionali, della gestione dei fondi stanziati per il bostrico dall’ultima legge di bilancio. Si tratta di sei milioni di euro, tre stanziati per il 2022 e tre per il 2023, per i quali si attende ora una veloce messa in campo attraverso i decreti attuativi». —