Centinaia di ucraini già arrivati in regione, l’appello di Riccardi: coordiniamoci
Il vicepresidente incontra i prefetti: solidarietà apprezzabile ma va gestita. I sindaci devono definire le tempistiche per la presa in carico di alberghi e alloggi
UDINE. I cittadini stanno riaprendo le seconde case, gli alloggi vuoti e pure qualche albergo per metterli a disposizione dei profughi ucraini che se per ora arrivano alla spicciolata, nei prossimi giorni i numeri potrebbero raggiungere cifre importanti.
Nei Comuni e nelle sedi della Protezione civile i telefoni continuano a squillare, dall’altro capo ci sono persone pronte a donare soldi, generi alimentari, coperte e indumenti.
«Lo slancio è apprezzabile ma questa grande generosità va gestita» spiega il vicegovernatore con delega alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, che oggi, in videoconferenza, farà il punto con i quattro prefetti della Regione.
Il confronto con 70 sindaci
«Il contatto con il Dipartimento nazionale della Protezione civile è costante, siamo stati invitati a effettuare una ricognizione delle risorse che possono essere messe in campo, per incrociare le informazioni con il Ministero dell’Interno e i suoi rappresentanti territoriali» continua Riccardi distinguendo le «iniziative puntuali e dirette che i privati o gli enti locali sono in grado di sviluppare» dal «complesso meccanismo attivato dalle istituzioni per individuare strutture di accoglienza, garantire generi di prima necessità e offrire supporto sanitario, in un contesto reso più complesso dalla pandemia».
Intanto la Protezione civile regionale si prepara, nel caso fosse necessario e richiesto, ad allestire campi di accoglienza per i profughi in Slovacchia e Moldavia.
Non è escluso inoltre che «il Friuli Venezia Giulia possa ospitare, in coordinamento con il nostro sistema sanitario, il centro di smistamento per i farmaci che verranno messi a disposizione dei profughi». L’organizzazione della macchina degli aiuti che autonomamente si è già messa in moto, richiede uno sforzo non indifferente.
«Ai sindaci – spiega il prefetto di Udine, Massimo Marchesiello – ho chiesto di prendere in carico tutte le disponibilità di strutture di accoglienza, gli alberghi e le seconde case, gli ho chiesto di essere chiari nella quantificazione delle disponibilità e dei tempi per la presa in carico e di restituzione degli immobili.
Le tempistiche sono importanti anche per chi dovrà gestire gli spazi». Il prefetto ha chiarito questi aspetti nella direttiva inviata, ieri, a tutti i primi cittadini. Oggi completerà la consultazione prima di incontrare i vertici dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrali per fare il punto sull’emergenza sanitaria.
La Croce rossa si è resa disponibile a fare i tamponi. Da Roma, invece, si attendono chiarimento sulla gestione dell’accoglienza, i cui progetti sono riservati ai richiedenti asilo, status che la maggior parte degli ucraini rifiuta perché spera di rientrare presto nel suo Paese.
«Gli ingressi registrati fino a lunedì sera non superavano le 160 unità, di questi solo tre hanno presentato richiesta di asilo» fa notare il prefetto di Udine senza escludere una possibile presa in carico da parte della Protezione civile degli ucraini che non entreranno nel sistema di accoglienza statale.
La solidarietà
In prima linea c’è l’associazione Ucraina-Friuli alle prese con un numero incredibile di offerte di alloggi e aiuti umanitari. Ha organizzato tre pullman, i mezzi sono partiti ieri sera, per andare a recuperare 150 persone in Polonia. «Molti saranno accolti da parenti e conoscenti» conferma il sacerdote ortodosso Volodymyr Melnychuk preparandosi a ospitare la moglie e i tre figli di un suo collega di Kiev. Alcune famiglie sono ospiti di parenti anche a Ovaro, Prato Carnico e Artegna. Stasera, invece, alle 18.45, in piazza Libertà, a Ruda, in molti parteciperanno al la fiaccolata per la pace in Ucraina.
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