Il pressing delle Regioni per aiutare le imprese: dal sostegno alla liquidità al taglio delle accise
Le richieste anti-crisi fatte al Governo
TRIESTE. Il messaggio trasmesso dalle Regioni al Governo è semplice, ma quantomai urgente: davanti alla crisi energetica e delle materie prime, peggiorata con l’invasione russa dell’Ucraina, non c’è più tempo da perdere. Servono quindi interventi urgenti, mirati ed economicamente pesanti a favore delle aziende italiane. «Perchè ne va della sopravvivenza stessa delle nostre imprese» ha spiegato l’assessore alle Attività produttive Sergio Bini al termine dell’incontro con i tecnici del ministero dello Sviluppo economico.
Nel pacchetto di proposte recapitato al Mise, le Regioni chiedono prima di tutto una serie di interventi nel settore energetico. Tra le misure di più stretta attualità servono il taglio delle accise, la sospensione dell’applicazione dei nuovi oneri in bolletta calcolati a partire dal 1º gennaio di quest’anno, la riforma del sistema di pricing elettrico, la rimodulazione delle aliquote di agevolazione e la rateizzazione delle bollette di gas ed energia.
Oltre a questi interventi, quasi immediati, le Regioni ne chiedono poi altri sul lungo periodo. Parliamo, ad esempio, di interventi sulle componenti parafiscali del gas, della resa strutturale dell’utilizzo del maggior gettito derivante dalla vendita all’asta delle quote di anidride carbonica e dell’introduzione - per un periodo limitato - della compartecipazione finanziaria dei soggetti produttori di energia che, in questi mesi, stanno realizzando profitti extra legati all’aumento dei costi delle materie prime. Ancora, quindi, sul tavolo c’è la cessione di energia rinnovabile elettrica ai settori industriali a rischio chiusura e la previsione di un credito d’imposta sull’energia.
L’emergenza legata al costo delle bollette è la prima da risolvere, in Italia come in Europa, ma le Regioni hanno presentato un insieme di proposte a palazzo Chigi a spettro decisamente più ampio. Nei prossimi mesi, ad esempio, si auspica la riattivazione degli impianti nazionali di produzione, l’ammodernamento della rete infrastrutturale del settore elettrico, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, la possibilità di ricorrere al nucleare di quarta generazione, il sostegno alla filiera dell’idrogeno e l’incentivazione dei percorsi di costituzione di smart grid.
Oltre a questo, secondo i territori va considerata una proroga delle moratorie sul credito con una parallela sospensione delle rate attraverso appositi finanziamenti statali, senza dimenticare il mantenimento degli attuali fondi di garanzia anche per la componente liquidità e misure di ristoro specifiche per quelle imprese che subiranno un taglio del fatturato legato a un parallelo calo dell’export verso aree del mondo oggetto di sanzioni. Detto della proroga all’utilizzo degli aiuti di Stato, quindi, le Regioni puntano anche all’attivazione degli ammortizzatori sociali in deroga per i lavoratori che subiranno la riduzione dell’attività delle aziende e, a livello europeo, una necessaria rivisitazione completa del Patto di stabilità.
Bini è soddisfatto perchè «tutte le istanze del Fvg sono state inserite nel documento consegnato al Mise», ma chiede di accelerare. «Servono interventi immediati per evitare la chiusura delle aziende». Tre, a suo giudizio, le mosse indispensabili: «Rateizzazione delle bollette, moratoria sugli aiuti di Stato e inserimento dei maggiori costi energetici nella quota di ammortamento».
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