Più grandi e con meno sportelli: cosi si sono trasformate le banche in Fvg, chiuse più di 150 filiali in 5 anni
Nel tempo si è registrata una diminuzione del numero di istituti presenti e, a seguire, una contrazione nel numero delle filiali e – anche – dell’occupazione. E l’emorragia non è ancora finita.
UDINE. Banche, sempre più grandi e sempre meno presenti sul territorio. È quasi un’ovvietà rilevare come, soprattutto negli ultimi 10 anni, il settore del credito sia stato al centro di una vera rivoluzione. Da un lato i processi aggregativi per far nascere campioni nazionali – con ambizioni europee –, istituti strutturati, capitalizzati, “forti”, dall’altro il digitale, la possibilità di entrare in banca con un clic, da smartphone e da computer, hanno determinato quella che potremmo definire una semplificazione del settore, anche in Friuli Venezia Giulia, con una diminuzione del numero di istituti presenti e, a seguire, una contrazione nel numero delle filiali e – anche – dell’occupazione.
Processi iniziati in passato ma non ancora conclusi. Ne dava notizia il Sole 24 ore che, dopo aver analizzato i piani industriali di alcuni dei principali istituti, indicava in 2.500 gli sportelli in chiusura nei programmi di Intesa, Unicredit, Bnl e Banco Bpm, non dimenticando Mps Bper e Agricole.
Il dettaglio territoriale ovviamente ancora non c’è, ma è ipotizzabile che la sforbiciata arrivi pure qui legata magari anche a nuovi processi aggregativi. Uno fra tutti l’incorporazione di FriulAdria in Crédit Agricole, operazione attesa per la metà di quest’anno. Probabilmente da questa operazione non arriveranno chiusure di filiali, ma bisognerà capire che cosa resterà dell’headquarter di quella che è stata una banca indipendente, sebbene controllata, una volta conclusa l’incorporazione.
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Dall’altra operazione annunciata che interessa direttamente il Friuli Venezia Giulia, ovvero l’Opa di Sparkasse su Civibank, non si prevede un ridimensionamento della ex Popolare sul territorio, visto che non c’è sovrapposizione tra i due istituti né in regione né in Veneto, in cui entrambe le banche puntano a crescere.
Anche altre operazioni annunciate o prevedibili sullo scacchiere nazionale potranno avere effetti in regione. Unicredit ha già annunciato 3 mila esuberi, un “matrimonio” di Mps ne comporterebbe altri, anche Unicredit-Banco Bpm potrebbe generare eccedenze e qualche sovrapposizione... In sostanza, e soprattutto in periferia, il mondo del credito non pare destinato a crescere. Anzi.
Sempre con uno sguardo in prospettiva, anche nell’universo del Credito cooperativo si potrebbero profilare novità. Dopo la riforma che ha interessato le Bcc e portato alla nascita dei due Gruppi, Iccrea e Cassa centrale banca, periodicamente si sussurra che, forse, il gruppo unico potrebbe essere un’opzione. La riforma ha spinto, in Friuli Venezia Giulia, a una semplificazione del panorama, oggi sono scese a 10 le Bcc operative in regione di cui 4 fanno riferimento a Iccrea e 6 a Ccb. Già oggi almeno altre due operazioni di aggregazione sarebbero possibili, vedremo se e quando accadrà. E tra le Banche del credito cooperativo c’è chi punta ancora a crescere dimensionalmente guardando, ancora una volta, al Veneto, ed è il caso della Bcc Pordenonese e Monsile.
Infine qualche numero che rende l’idea di quel che è accaduto negli ultimi anni. Nel 2015 in Friuli Venezia Giulia erano presenti 22 banche con oltre 800 sportelli e 6.400 occupati. Nel 2020, fonte Banca d’Italia, le banche sono scese a 14, gli sportelli a 646, i dipendenti a 5 mila, con una flessione di -29,1%, a fronte di un più modesto -9,8% nazionale. E l’emorragia non è ancora finita.