Il metano tra Pisa e Livorno. Due nuovi pozzi per estrarre il "nostro gas": si può fare, ecco perché
La società titolare della concessione e un imprenditore della Basilicata pronti a presentare le richieste di nuove autorizzazione al ministero
LIVORNO. Un piano per perforare due pozzi tra Livorno e Pisa in un terreno dove già la Sim, una società petrolifera di Massarosa, ha due pozzi in attività grazie a una concessione abbandonata da Eni nel 2006 perché poco remunerativa. Un’attività, quella messa in piedi dall’ingegner Marcello Biancotti (con la Syn ha un’analoga attività nel Mugello) per produrre il gas della rete di distributori in proprio che oggi si può trasformare in un gioiello per il territorio. Sabato 9 aprile Biancotti, con un collega imprenditore, il geologo Luigi Tacchioni, amministratore delegato della Pengas (società con un’analoga attività in Basilicata) stava facendo un sopralluogo. Il progetto non prevede neppure di dover fare una ricerca perché grazie a uno studio di Eni di alcuni anni fa si sa già che nella zona c’è. E a differenza di tante altre realtà quell’area di Coltano è anche già inserita tra le localizzazioni idonee nel Pitesai, il piano per la transizione energetica voluto dal ministro Cingolani. Un dettaglio, quest’ultimo non da poco, dal momento che proprio il 31 marzo scorso sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse è stato pubblicato un elenco lunghissimo di istanze rigettate per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi.
Il motivo principale? Proprio il mancato inserimento nelle aree autorizzate requisito ad oggi imprescindibile per sfruttare il sottosuolo. Fino a qualche settimana fa Biancotti non aveva alcuna intenzione di realizzare un pozzo che avrebbe sì consentito di estrarre ulteriore metano ma a un costo elevatissimo (l’investimento per ogni pozzo è di 5 milioni di euro). «Siamo in una fase di emergenza – racconta Biancotti – e l’investimento potrebbe essere interessante. Inoltre è cambiata la sensibilità e noi siamo consapevoli che qui il gas si trova: le ricerche di Eni, al momento ancora coperte da riservatezza industriale, prevedono la possibilità di estrarre tra i 400 milioni e un miliardo di metri cubi di gas. Un pozzo riesce a drenarne 100mila metri cubi al giorno, non poco considerando che in un anno una famiglia media ne cosuma 1.500 metri cubi. Presenteremo le richieste di autorizzazioni dopo aver elaborato il progetto in proprio, in collaborazione con l’amico e collega Tacchioni».
«L’opportunità di acquisire un parere positivo – è il commento di Tacchioni – sono elevate proprio perché siamo all’interno della mappatura, ma nel nostro Paese il sottosuolo ha molte altre zone in cui potremmo trovare il gas, eppure le richieste, anche per la ricerca, vengono negate. Ritengo che sarebbe necessario per le autorizzazioni non far riferimento a vecchie normative che di fatto avevano l’obiettivo di ridurre lo sfruttamento del suolo, così come i tempi per le autorizzazioni necessiterebbero di essere snelliti».