Chi era Raoul, morto a 19 anni dopo un malore in discoteca in Versilia. Scuola, musica e lavoro: «Il suo sorriso era il sole»
Gli amici sono corsi al suo capezzale all’ospedale di Livorno. Tra le tante attestazioni di cordoglio anche quelle della Lucchese calcio
Un ragazzo tranquillo, sempre sorridente e con una gran voglia di darsi da fare per il suo futuro e per la sua famiglia. Più semplicemente, un bravo ragazzo. Può sembrare una definizione banale ma no, nel caso di Raoul Biagiotti - il 19enne morto mentre lavorava alla Capannina di Forte dei Marmi - non lo è affatto. Soprattutto in tempi come questi, dove avere venti anni, anzi meno nel caso di Raoul (li avrebbe compiuti a settembre) in troppi casi vuol solo dire pensare a divertirsi senza guardare al domani. Raoul era in un locale quando ha accusato il malore che lo ha portato via, ed erano le tre di notte di domenica 1 maggio, ma lui si trovava lì per lavorare, per non pesare sulla sua famiglia. Un principio che il ragazzo – studente del liceo artistico musicale Passaglia – aveva fatto suo da tempo, abbinando già da qualche anno lo studio al lavoro di cameriere, anche in alcuni locali della Piana Lucchese.
“Bravo ragazzo” non rappresenta un’espressione di circostanza. Era davvero così. Un ragazzo amato e apprezzato da tutti coloro che lo conoscevano, così come amata e apprezzata è la sua famiglia. I Biagiotti (papà Aldo di 46 anni, mamma Bernadette Vaiti di 42, un fratello e una sorellina più piccoli) , da qualche anno si erano trasferiti a Porcari provenienti da Capannori, integrandosi benissimo con la nuova realtà, e facendo convivere l’attività professionale (il padre lavora alla pasticceria Tiffany) anche con l’impegno nella comunità parrocchiale.
Tante le persone colpite dalla notizia di questa morte improvvisa, e per tutte la reazione è sempre stata la stessa. Un dolore straziante. Come quello che hanno provato i suoi compagni di scuola, gli studenti della 5ª L del liceo Passaglia, che nella mattina di lunedì 2 maggio hanno avuto un lungo confronto con la preside Maria Pia Mencacci: «Siamo tutti impietriti, sconvolti», ha detto la dirigente. È emersa anche l’ipotesi di organizzare qualcosa per l’amico che non c’è più, come una cerimonia di diploma, ma si tratta di un qualcosa da affrontare domani, adesso è solo il momento del dolore. Momento che i suoi compagni di scuola hanno manifestato direttamente alla sua famiglia. Non c’è stato nemmeno bisogno di discuterne: lunedì 2 maggio, appena suonata l’ultima campanella, gli studenti del Passaglia che studiavano e suonavano con lui sono saliti sul treno. Non per tornare a casa, ma per arrivare fino a Livorno, e andare all’ospedale dove si trova il corpo senza vita dell’amico.
Ma nelle ultime ore sono infinite le testimonianze di affetto e i le manifestazioni di dolore che si sono succedute alla notizia della scomparsa. I genitori dell’istituto comprensivo di Porcari, dove studiano il fratellino e la sorellina Raoul, si sono subito attivati: invece di fiori per la cerimonia funebre (la cui data al momento non è stata ancora stata fissata) hanno deciso di dar vita a una raccolta di fondi per una destinazione, ancora da stabilire ma da dedicare al ragazzo.
A ricordare Raoul Biagiotti è anche Mirko Bernardi, presidente di Hacking Labs, assocazione informatica no profit che opera nel settore del riciclaggio delle apparecchiature elettroniche, e che aveva avuto il giovane tra i suoi membri. «Raoul – ha ricordato Bernardi – nel 2018 ha passato con noi un’estate come volontario conquistando tutti con la sua simpatia e solarità. A nome di tutta l’associazione ci stringiamo attorno alla famiglia».
Una testimonianza di cordoglio arriva anche dalla Lucchese (il fratellino di Raoul gioca infatti nelle giovanili rossonere) : «La società Lucchese 1905 si unisce al dolore per la scomparsa di Raoul Biagiotti, fratello del nostro tesserato. L’abbraccio più sentito di tutta la società, unitamente a dirigenza, squadre e staff alla famiglia».
Questa scomparsa rappresenta un lutto per due comunità: quella di Porcari come abbiamo visto, ma anche per quella capannorese, dove la famiglia viveva – nella frazione di Camigliano – fino a pochi anni fa, e dove lavora ed è molto conosciuta (è dipendente dell’ufficio anagrafe del Comune) la nonna di Raoul, Amalia Serantoni.
Insomma, una bella famiglia e un bravo ragazzo, caratteristiche che rendono, se possibile, ancor più straziante il dolore per questa perdita. Un ragazzo, scrivevamo, che guardava al futuro. Anche in un aspetto che nessuno pensava potesse realizzarsi così presto: il giovane, infatti, aveva manifestato la sua volontà di diventare donatore di organi nel malaugurato caso che è poi diventato una tragica realtà. E così, lunedì 2 maggio, è stata ventilata la possibilità di un espianto.
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