«Mi sento un miracolato e ora torno alla vita». Leonardo è rinato dopo il gravissimo incidente col camino
Livorno, il volontario è rimasto per un mese e mezzo in coma farmacologico dopo le ustioni col camino, poi la lunga riabilitazione prima di rientrare a casa
LIVORNO. La prima cosa che ha fatto una volta dimesso dall’ospedale è stato un aperitivo alla Baracchina bianca. Un Crodino per festeggiare il ritorno alla vita. Il ricordo più intenso, appena sveglio, la carezza della moglie sul petto, l’unica parte del corpo ancora sensibile al calore umano. «Sono stato per un mese e mezzo in coma farmacologico – racconta – ma i medici mi hanno detto che un giorno, quando Agnese è entrata nella stanza dove ero sedato e mi ha chiamato per nome, il mio cuore ha iniziato a battere fortissimo. Avvertivo la sua presenza, perché lei è il mio amore».
Leonardo Tomassoli ce l’ha fatta. Il volontario antincendio della Misericordia di via Verdi – livornese originario di Scandicci, in provincia di Firenze, dove è stato consigliere comunale e ha guidato con grandi apprezzamenti l’associazione “La Racchetta”, presente in mezza Toscana – è tornato a casa dopo il drammatico incidente domestico di cui è stato protagonista il giorno di Natale. Mentre stava accendendo il biocamino del suo appartamento di Borgo Cappuccini dove abita insieme alla moglie Agnese Luperini, infatti, è stato travolto dalla «reazione della fiamma, forse perché all’interno c’era ancora del calore. Un’operazione che avevo fatto un sacco di volte prima: è successo tutto mentre stavo riempiendo la spugna che si accende col bioetanolo».
Da quel giorno, il trentasettenne, ha lottato per vivere. Prima al pronto soccorso di Livorno, poi nel centro grandi ustioni di Pisa e infine nuovamente nell’ospedale cittadino, in terapia intensiva. E ha vinto la sua battaglia, spinto a più non posso dalla sua splendida famiglia e dalle tantissime persone che lo conoscono e stimano. «Ho ancora i brividi quando sono usciti dall’ospedale di Cisanello – racconta emozionato – quando la Misericordia mi è venuta a prendere con la scritta: “I volontari della MiLi ti aspettano”. Non l’ho potuto vederla, perché non ero in condizioni di farlo, ma me lo hanno raccontato e questo mi basta. I ragazzi della confraternita sono stati fantastici, so che ogni sera le Misericordie invitavano gli iscritti a pregare Dio per me. Grazie, i loro pensieri mi hanno spinto a tornare alla vita. Mi sento veramente un miracolato, perché nella sventura sono comunque riuscito a sopravvivere e non era assolutamente un esito scontato, perché sono stato in prognosi riservata dal 25 dicembre all’11 febbraio».
Le ustioni riportate erano state gravissime: sul 30-35% del corpo. «Di secondo grado in faccia – sottolinea il volontario – e di terzo su mani, braccia, sotto l’ascella sinistra e sul polpaccio e lo stinco destri. Mentre sul volto non ho avuto grossi problemi, nel resto del corpo interessato dalle fiamme mi hanno dovuto impiantare altra pelle, presa dalle cosce, dallo stinco e dal braccio sinistro».
Dalla sera di Natale, e fino all’11 febbraio, Tomassoli è rimasto ricoverato nel centro grandi ustioni di Cisanello, «una settimana prima di lasciare l’ospedale di Pisa – ricorda – mi hanno svegliato perché il decorso clinico stava andando molto bene. Ricordo di aver sentito la carezza di mia moglie e, anche se avevo del collirio negli occhi che mi faceva vedere tutto sfocato, l’immagine di mio cognato che si sbracciava a più non posso dal vetro della camera». Poi, fino all’8 marzo, il trasferimento nel reparto di terapia intensiva di Livorno e, da quel giorno al 5 aprile, un altro mese di riabilitazione nel centro specializzato di Volterra, dove prima ha iniziato a respirare autonomamente, poi a muoversi. Tornando alla vita: «Perché questa è la cosa più bella – conclude Tomassoli – essere sopravvissuto. Ho sofferto il dolore, ho perso 21 chili, ma ora sono finalmente rinato».
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