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ESCLUSIVA – Biso: “Catania, esclusione squadra fallimento del sistema. Basta approssimazione, puntare sul settore giovanile”

Ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com Mattia Biso, attuale Direttore Tecnico dello Spezia ed ex centrocampista del Catania da Gennaio 2006 a Luglio 2007, ha parlato delle vicissitudini vissute in questa stagione dal club rossazzurro e da come ripartire. Secondo il dirigente lombardo piuttosto che farsi cogliere dalla frenesia sarebbe auspicabile invece trovare una proprietà che non […]

L'articolo ESCLUSIVA – Biso: “Catania, esclusione squadra fallimento del sistema. Basta approssimazione, puntare sul settore giovanile” sembra essere il primo su Tutto Calcio Catania.

Ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com Mattia Biso, attuale Direttore Tecnico dello Spezia ed ex centrocampista del Catania da Gennaio 2006 a Luglio 2007, ha parlato delle vicissitudini vissute in questa stagione dal club rossazzurro e da come ripartire. Secondo il dirigente lombardo piuttosto che farsi cogliere dalla frenesia sarebbe auspicabile invece trovare una proprietà che non abbia fretta di risalire ma che programmi con serietà, lungimiranza e competenza. Spazio infine ad alcune riflessioni sull’evoluzione del calcio italiano e sulla necessità di puntare sui giovani.

Da direttore tecnico e conoscitore di calcio come valuta complessivamente la stagione disputata dal Catania e chi, del roster etneo, l’ha colpita particolarmente?
A mio avviso il Catania ha disputato una stagione fantastica. Gran parte del merito va attribuito a mister Baldini, che conosco personalmente, ed al suo staff, nel quale peraltro ha lavorato anche un mio grandissimo amico come Armando Pantanelli, con il quale sono legato da un enorme e sincero affetto e che reputo senza alcun dubbio un grandissimo professionista. Comprendo benissimo ciò che hanno passato tutti i tesserati rossazzurri perché anch’io da calciatore ho vissuto situazioni analoghe, giocando in società che poi sono fallite. Nonostante il contesto molto difficile e complicato tutti i ragazzi hanno sempre garantito il massimo impegno e dedizione, lavorando davvero alla grande e riuscendo anche a mantenere unito e compatto l’ambiente. Un plauso sincero a Francesco Baldini che, se a Catania ha compiuto un lavoro davvero straordinario, a Vicenza stava riuscendo a realizzare un altro miracolo sportivo, raggiungendo i playout e sfiorando addirittura la salvezza. Il mister è una persona vera e sincera oltre che molto competente, pertanto lo stimo tantissimo e non posso che complimentarmi con lui per il lavoro svolto in questi mesi. Detto questo rimane enorme l’amarezza per come si sia conclusa la stagione, non permettendo alla squadra neanche di portare a termine il torneo in corso. L’esclusione del Catania dal campionato di Serie C credo debba essere considerato come un fallimento per tutto il sistema calcistico nazionale.

Riguardo al fallimento vorrebbe aggiungere altro?
Sinceramente non mi aspettavo che in una realtà come Catania si potesse materializzare tutto questo. A mio avviso la piazza etnea meriterebbe di stare sempre e soltanto in Serie A. Mi è dispiaciuto tantissimo che alla fine si sia giunti al fallimento. Essendo un sostenitore dei colori rossazzurri fino all’ultimo ho sperato con tutto me stesso che si potesse materializzare qualcosa ma purtroppo nessuno si è fatto avanti. L’assenza di imprenditori disposti a salvare il Catania, oltre ad intristirmi, mi ha davvero sorpreso. Non mi sarei mai aspettato questa fine. Anche il modo in cui si è cancellato il calcio nella città ha reso il tutto ancor più doloroso. O una squadra non la si fa iscrivere prima che inizi il campionato oppure è giusto che concluda la stagione. Escluderla ad appena quattro giornate dal termine è una roba veramente assurda. Non dovrebbero esistere avvenimenti del genere. Evidentemente si sta sbagliando qualcosa a livello generale.

Da calciatore ha vissuto in prima persona la promozione in Serie A e poi, l’anno successivo, il raggiungimento della salvezza in massima serie. Ci racconti l’emozione di quei momenti.
Alle pendici dell’Etna ho vissuto delle emozioni e sensazioni stupende. Contro l’Albinoleffe, nella gara che poi ci permise di approdare in Serie A, lo stadio era qualcosa di straordinario. Non saprei neanche quantificare gli spettatori presenti, talmente il “Massimino” fosse gremito di gente e di passione. C’era un ambiente davvero incredibile e speciale. Vincendo riuscimmo a riportare il Catania in massima serie dopo 23 anni e tutta la città impazzì letteralmente di gioia. L’anno dopo fu altrettanto bello ed emozionante il girone d’andata, che riuscimmo a concludere con circa 26-27 punti. Purtroppo nel derby contro il Palermo successe una tragedia che cambiò radicalmente il nostro percorso, con lo stesso aspetto calcistico che passò inevitabilmente in secondo piano. Giocando in campo neutro praticamente tutte le domeniche risentimmo del contraccolpo psicologico perdendo un po’ di fiducia e lucidità. Per fortuna però ci riprendemmo proprio nello scontro diretto con il Chievo disputato al “Dall’Ara” di Bologna conquistando la salvezza. Anche quella sfida fu ricca di emozione e soddisfazione.

Secondo lei da quale categoria ripartirà il nuovo Catania e cosa servirebbe per ritornare nuovamente nel calcio che conta?
Non saprei dire da quale categoria possa ripartire il Catania ma spero vivamente che il club possa essere acquistato da persone serie, che abbiano in mente un progetto a lunga scadenza e che facciano le cose per bene ma senza fretta, tanto sono più che convinto che questa piazza, presto o tardi, tornerà assolutamente nel grande calcio. Mi auguro che i futuri proprietari non facciano il passo più lungo della gamba ma che invece abbiano la lungimiranza di assestarsi e programmare con attenzione senza ansie o approssimazione. A mio modo di vedere soltanto in questo modo potranno arrivare i grandi risultati ed a quel punto anche la città risponderà presente, come d’altronde ha sempre fatto. Infine un altro aspetto fondamentale sul quale si dovrebbe puntare necessariamente dovrà essere il settore giovanile. Un percorso che, nel corso degli anni, anche il vecchio Catania aveva iniziato a sviluppare in maniera sempre più corposa riuscendo anche a sfornare tanti profili decisamente interessanti.

Lei è stato allenatore e vice allenatore nelle giovanili dello Spezia mentre adesso ricopre il ruolo di direttore tecnico. Nel prossimo futuro si vede più in panchina o dietro una scrivania?
Ora come ora mi sono innamorato del compito che svolgo. In passato ho svolto anche il ruolo di allenatore e di scouting, pertanto mi sono focalizzato sempre e solo sugli aspetti tecnico-tattici del calcio. Non mi piace parlare di contratti o di soldi visto che forse non ne sono nemmeno capace, quindi preferisco concentrarmi solo sul campo. Credo di aver trovato la mia strada ed in futuro, se ne avrò ancora la possibilità, mi piacerebbe continuare a svolgere il ruolo che ricopro attualmente.

Come giudica il campionato dello Spezia e quanto è diversa la Serie A di oggi rispetto a quella che l’ha vista protagonista con la maglia del Catania?
Considerando tutti i problemi che abbiamo avuto, ad esempio quello legato al mercato bloccato, l’aver raggiunto la salvezza è stato un risultato davvero importantissimo. Riguardo al paragone tra il livello dell’attuale campionato di Serie A rispetto a quello vissuto da me in qualità di calciatore onestamente non saprei rispondere. Faccio davvero fatica nel riuscire a confrontarli anche se forse, considerando e confrontando i nomi di adesso con quelli di allora, probabilmente il livello si è un po’ abbassato. In ogni caso credo però che anche il modo di intendere il calcio sia cambiato. Ad esempio ora vedo una maggiore tendenza verso un calcio propositivo, rapido ed aperto. Sui giovani posso dire che noi come società abbiamo puntato molto sugli under rappresentando non solo la squadra più giovane d’Italia ma addirittura la quarta in Europa per età media. Le rivoluzioni implicano però un cambiamento radicale e ci vuole la volontà da parte di tutti nel perpetuarle nel tempo. Bisognerebbe incominciare dal basso costituendo ad esempio le seconde squadre ma poi si dovrebbe comunque avere il coraggio di lanciare i giovani in prima squadra. Credo che ci siano molti ragazzi giovani e di talento ma se non li fai giocare non avranno mai la possibilità di mettersi in mostra ed evidenziare le proprie qualità.
Un grosso abbraccio a tutti i tifosi del Catania ai quali mando un enorme in bocca al lupo per il prossimo futuro. Seguo e seguirò sempre con grande affetto le vicende del club rossazzurro. Infine un saluto speciale lo vorrei fare anche al mio caro amico Armando Pantanelli al quale non posso che augurare tutto il meglio.

Un sentito ringraziamento a Mattia Biso ed all’ufficio stampa dello Spezia Calcio per aver reso possibile la realizzazione dell’intervista.

 

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